lunedì 26 novembre 2012

Lavoratrici Coop scrivono a Luciana Littizzetto nella giornata internazionale contro la violenza sulle donne

Roma – domenica, 25 novembre 2012
 
Un gruppo di delegate ed iscritte USB Lavoro Privato scrive una lettera aperta a Luciana Littizzetto, testimonial della Coop, nella quale vengono rappresentate le condizioni vissute dalle donne che ci lavorano.

La lettera intende far emergere la condizione di disagio vissuta dalle donne del commercio e la determinazione ad uscire dall’invisibilità con la prospettiva di migliorare la condizione femminile all’interno di queste nuove fabbriche metropolitane attraverso l’organizzazione e la lotta.

Lettera aperta di un gruppo di lavoratrici Coop a Luciana Littizzetto testimonial del marchio Coop

Cara Luciana,

lo sai cosa si nasconde dietro il sorriso di una cassiera che ti chiede di quante buste hai bisogno?  Una busta paga che non arriva a 700 euro mensili dopo aver lavorato sei giorni su sette comprese tutte le domeniche del mese. Le nostre famiglie fanno una grande fatica a tirare avanti e in questi tempi di crisi noi ci siamo abituate ad accontentarci anche di questi pochi soldi che portiamo a casa. Abbiamo un’alternativa secondo te?

Nei tuoi spot spiritosi descrivi la Coop come un mondo accattivante e un ambiente simpatico dove noi, quelle che la mandano avanti, non ci siamo mai. Sembra tutto così attrattivo e sereno che parlarti della nostra sofferenza quotidiana rischia di sporcare quella bella fotografia che tu racconti tutti i giorni. Ma in questa storia noi ci siamo, eccome se ci siamo, e non siamo contente.

Si guadagna poco e si lavora tanto. Ma non finisce qui. Noi donne  siamo la grande maggioranza di chi lavora in Coop, siamo circa l’80%. Prova a chiedere quante sono le dirigenti donna dell’azienda e capirai qual è la nostra condizione. A comandare sono tutti uomini e non vige certo lo spirito cooperativo. Ti facciamo un esempio: per andare in bagno bisogna chiedere il permesso e siccome il personale è sempre poco possiamo anche aspettare ore prima di poter andare.

Il lavoro precario è una condizione molto diffusa alla Coop e può capitare di essere mandate a casa anche dopo 10 anni di attività più o meno ininterrotta. Viviamo in condizioni di quotidiana ricattabilità, sempre con la paura di perdere il posto e perciò sempre in condizioni di dover accettare tutte le decisioni che continuamente vengono prese sulla nostra pelle. Prendi il caso dei turni: te li possono cambiare anche all’ultimo momento con una semplice telefonata e tu devi inghiottire. E chi se ne frega se la famiglia va a rotoli, gli affetti passano all’ultimo posto e i figli non riesci più a gestirli.

Denunciare, protestare o anche solo discutere decisioni che ti riguardano non è affatto facile nel nostro ambiente. Ci è capitato di essere costrette a subire in silenzio finanche le molestie da parte dei capi dell’altro sesso per salvare il posto o non veder peggiorare la nostra situazione.

Tutte queste cose tu probabilmente non le sai, come non le sanno le migliaia di clienti dei negozi Coop in tutta Italia. Non te le hanno fatte vedere né te le hanno raccontate. Ed anche a noi ci impediscono di parlarne con il ricatto che se colpiamo l’immagine della Coop rompiamo il rapporto di fiducia che ci lega per contratto e possiamo essere licenziate. Ma noi non vogliamo colpire il marchio e l’immagine della Coop, vogliamo solo uscire dall’invisibilità e ricordare a te e a tutti che ci siamo anche noi.

Noi siamo la Coop, e questo non è uno spot. Siamo donne lavoratrici e madri che facciamo la Coop tutti i giorni. Siamo sorridenti alla cassa ma anche terribilmente incazzate. Abbiamo paura ma sappiamo che mettendoci insieme possiamo essere più forti e per questo ci siamo organizzate. La Coop è il nostro posto di lavoro, non può essere la nostra prigione. Crediamo nella libertà e nella dignità delle persone.

Cara Luciana ci auguriamo che queste parole ti raggiungano e ti facciano pensare. Ci piacerebbe incontrarti e proporti un altro spot in difesa delle donne e per la dignità del lavoro.

Con simpatia, un gruppo di lavoratrici Coop
USB Lavoro Privato

Rispedire l'accordo sulla produttività ai firmatari...insieme alla tessera sindacale

Dal Sito USB nazionale

L'accordo sulla produttività che i CISL e UGL hanno sottoscritto con Governo e Confindustria in men che non si dica, in attesa delle firme degli altri, rappresenta l'ennesimo pesantissimo macigno  che di fatto impone il modello Marchionne all'intero mondo del lavoro.

La fisionomia contrattuale viene subordinata completamente alle necessità aziendali: i contratti nazionali vengono svuotati sia dal punto di vista normativo che economico, gli eventuali aumenti salariali dipenderanno dagli aumenti di produttività aziendale a sua volta determinata non solo dalla completa sottomissione dei lavoratori alle esigenze aziendali, ma dall’andamento del mercato, dal rinnovamento tecnologico, dalle scelte dei manager, ecc.

Il contratto aziendale potrà contenere deroghe non solo ai contatti nazionali ma addirittura alle leggi vigenti in tema di orario di lavoro, di disciplina della prestazione lavorativa (sarà questo il famoso demansionamento?) di organizzazione del lavoro e di flessibilità. L’unico scrupolo che si sono fatti è di avanzare richiesta al Parlamento di cambiare le leggi per adeguarle a questo accordo!

La famosa richiesta di abbattimento del carico fiscale si è trasformata nella decontribuzione e defiscalizzazione degli straordinari e dei compensi di produttività, pagati dallo stato e derivanti dai tagli che Monti ha effettuato su tutte le spese sociali, a partire dalla sanità dalle pensioni, dalla scuola, ecc.

I contratti nazionali non potranno neppure recuperare l’inflazione poiché si è scritto che la dinamica salariale deve essere”coerente con le tendenze generali dell’economia, del mercato del lavoro, del raffronto competitivo internazionale e gli andamenti specifici del settore”.

Per trovare un qualsiasi aumento salariale dovremo rivolgerci a 'chi l’ha visto'?.

Ma l'accordo prende in esame anche il tema della rappresentanza sindacale, ricalcando il famigerato accordo del 28 giugno 2011. Tra l'altro si prevedono “....disposizioni efficaci per garantire l'effettività e l'esigibilità delle intese sottoscritte, il rispetto delle clausole di tregua sindacale, di prevenzione e risoluzione delle controversie collettive, le regole per prevenire i conflitti, non escludendo meccanismi sanzionatori in capo alle organizzazioni inadempienti”.

Allo stesso tempo si accetta la partecipazione dei lavoratori alle sorti dell'azienda, magari con qualche sindacalista nel consiglio di amministrazione.

In altre parole si sta disegnando un sindacato che assume in toto le esigenze aziendali , firma tregue, assicura l'applicazione dei peggiori accordi possibili e accetta anche eventuali sanzioni nel caso qualcuno si pentisse di ciò che ha firmato.  La CGIL,  che ha partecipato a tutte le fasi preparatorie dell’accordo, che ha firmato insieme a CISL e UIL il documento comune all’origine di quest’accordo, alla fine si è tirata indietro c’è da chiedersi fino a quando visto che ormai non si contano più le volte  che ha firmato a posteriori gli stessi accordi degli altri.

 Noi non ci stiamo: non vogliamo più accettare logiche che portano al massacro i lavoratori, li espropriano perfino delle loro vite, mettendole a completa disposizione del profitto.

Il tempo è scaduto: Cgil, Cisl, Uil e Ugl debbono essere delegittimati a partire dal rifiuto di quest’accordo  per il quale non hanno avuto alcun  mandato da parte dei lavoratori.

Rispediamolo ai firmatari insieme alle tessere sindacali! Costruiamo con USB il sindacato che serve ai lavoratori e
non ai sindacalisti, alla Confindustria e al  mal-governo.

martedì 20 novembre 2012

Aria di divorzio tra le Coop toscane e quelle emiliane e del nord-ovest

I toscani minacciano di separarsi per creare una centrale acquisti separata, ma rischiano di perdere il marchio

Strategie post-Unipol: il pericolo di un'altra divisione


Tassinari (Coop Italia): «Visioni differenti»

Niente super gruppo, prevale il regionalismo
Tira aria di divorzio tra le cooperative toscane e quelle del Nordovest (Emilia, Lombardia, Piemonte e Liguria). Dopo la spaccatura del 2005 sulla scalata alla Bnl che ha portato il movimento a separare i propri destini finanziari (i toscani arroccati in Mps e gli altri tutti in Unipol), il dibattito si è riaperto. Ma questa volte verte su argomenti più concreti dell'etica mutualistica. Si discute su come affrontare la crisi, la perdita di clienti e di ricavi e su come gestire i rapporti con l'industria e i consumatori. 
Due le figure che dominano la discussione al di qua e al di là degli Appennini: Turiddo Campaini, 72 anni, da più di 30 anni a capo di Unicoop Firenze, e Vincenzo Tassinari, 63 anni, da 24 presidente di Coopitalia. 
Addio supercoop   Tre anni fa, dopo lunghe discussioni i big delle cooperative avevano deciso di avviare un processo di rafforzamento dei poteri di Coopitalia a scapito dell'autonomia delle insegne locali. Era il primo passo di un processo di convergenza al centro che doveva portare le coop di consumo a fondersi in un supergruppo della distribuzione con 12 miliardi di fatturato. Avevano cominciato a parlarne le coop del Nordovest (Novacoop, Coop Liguria e Coop Lombardia) seguite a distanza da quelle del distretto adriatico (Coop Adriatica, Coop Nordest e Coop Estense), le grandi azioniste di Unipol. Ma quell'idea di creare un campione nazionale in grado di rivaleggiare con le catene estere è tramontata insieme alla crescita dei consumi.

Autonomia    Prioritaria ora, hanno deciso i cooperatori, è la ricerca dell'efficenza e il presidio del territorio, non la dimensione. Marcia indietro quindi sulla centralizzazione delle strategie e spazio invece all'autonomia di ciascuna insegna e di ciascun manager. Ma se questo è il contesto, Firenze è andata più in là. Di fronte all'impoverimento delle famiglie, ragionano i toscani, le coop sono state chiamate a svolgere un ruolo anti-inflattivo ma possibile che l'unica che riesce a farlo con successo è Unicoop Firenze? La catena toscana, oltre ad essere la più grande d'Italia con quasi 3 miliardi di fatturato, è anche quella che da anni vince la classifica nazionale della convenienza davanti ad Esselunga, e con uno scarto rispetto alle altre Coop (secondo l'indagine di Altroconsumo). Listini alla mano Campaini ha minacciato la scissione da Coopitalia trascinando con sé le altre organizzazioni toscane e umbre, ventilando l'idea di creare una propria centrale acquisti separata. Il dibattito all'ultima assemblea di Coop Italia è stato infuocato e lo sarà, probabilmente, anche al consiglio di sorveglianza della prossima settimana presieduto dal piemontese, Ernesto Dalle Rive.

Il marchio   I toscani, che hanno i bilanci in rosso, hanno fretta di cambiare strategia commerciale. Campaini ha annunciato l'eliminazione degli ipermercati, canale classico della grande distribuzione, ma da tempo in sofferenza. Le grandi strutture toscane perderanno l'insegna Ipercoop e diventeranno superstore di dimensioni ridotte e con la parte non food affidata a catene specializzate. E nel resto d'Italia? Applicare la stessa ricetta a tutti e 100 gli Ipercoop nazionali creerebbe problemi di personale e di magazzino non facili da risolvere per le altre coop. Le divergenze strategiche sono acuite dalla diffidenza nei conforti del sistema di potere costruito intorno ad Unipol. Ma una vera e propria scissione per i toscani avrebbe un prezzo altissimo: la perdita del marchio Coopitalia, e soprattuto dei prodotti private label con il bran delle coop, che rappresentano il 25% del giro d'affari del sistema.

«Pur in presenza di visioni strategiche differenti - auspica Tassinari - anche necessarie in una fase di crisi economica come quella che tutti stiamo affrontando, serve la conferma della leadership di Coop con tutta la sua forza e unità per le cooperative e i nostri 8 milioni di soci. Nessuno disconosce questo valore tanto che i mandati da parte di tutte le cooperative per le negoziazioni con i grandi fornitori sono pervenute a Coop Italia puntuali e complete».


19 novembre 2012

Roberta Scagliarini

Corrirere della Sera

lunedì 19 novembre 2012

Da Napoli "NO alla cessione Coop"

Un centinaio di lavoratori di Unicoop della Campania affollano l’assemblea di USB sul proprio futuro e decidono di lottare contro la cessione ai privati della Coop Campania

 

Napoli – Lunedì 19 novembre 2012

 

Oggi si è svolta una prima conferenza stampa presso la sala Nugnes del Consiglio Comunale di Napoli, che si è trasformata in un Assemblea grazie alla straordinaria partecipazione di un centinaio di lavoratori – dichiara Francesco Iacovone di USB Commercio.

All’assemblea hanno partecipato l’Assessore alle Politiche Sociali di Napoli, Sergio D’Angelo, e il segretario dell’assessorato del Lavoro, Raffaele Carotenuto. Entrambi gli esponenti della giunta napoletana hanno confermato le voci dell’avvio di una trattativa per cedere tutti i lavoratori, la merci e la logistica dei 5 punti vendita campani ad una società mista con un imprenditore privato,   facendo rimanere in capo all’Unicoop Tirreno il marchio e il prestito sociale –continua il sindacalista USB.

Tale ipotesi è stata anche confermata dall’europarlamentare Andrea Cozzolino che ha ricevuto una delegazione dell’assemblea.

Nel registrare anche le perplessità delle Istituzioni presenti, tale ipotesi, una classica divisione tra “Bad Company” privatizzata e “Good Company” della cooperazione, è stata fermamente rigettata dai lavoratori in quanto è chiaro l’intento di attaccare l’occupazione,  i salari e i diritti. Troppe, infatti,  sono le esperienze passate che hanno portato pessimi risultati, come quelle di Soccavo, Teverola, Benevento, Castellamare e Nocera –insiste Iacovone.
Invece, i lavoratori hanno ribadito l’orgoglio di lavorare nella cooperazione e la volontà di rilanciare i punti vendita dallo stato di mal gestione in cui si trovano.I lavoratori e USB hanno deciso all’unanimità di avviare la vertenza con volantinaggi e una prima azione di  sciopero per fermare l’ipotesi di cessione –conclude Iacovone- , con l’intento di intervenire durante lo shopping natalizio coinvolgendo i clienti, il territorio e tutti gli altri lavoratori Coop d’Italia con appuntamenti e modalità che saranno comunicate successivamente.

USB Unione Sindacale di Base - Lavoro Privato

venerdì 16 novembre 2012

Usb si espande a Livorno e provincia

Giovedì 15 novembre 2012

Nella giornata di oggi abbiamo organizzato e partecipato all'Isola d'Elba ad un'assemblea indetta con i lavoratori Unicoop Tirreno dei negozi dell'isola che hanno deciso di iniziare ad organizzarsi con l'Unione Sindacale di Base.
Sono state affrontate le tante problematiche che i nostri colleghi vivono quotidianamente nei loro posti di lavoro, e di conseguenza le modalità per risolverli con un'azione sindacale efficace.

Intanto in questi giorni sono state inviate all'azienda le comunicazioni di adesione alla nostra organizzazione sindacale di diversi lavoratori e lavoratrici del negozio 1 di via Settembrini (La Rosa), all'interno del quale contiamo adesso un numero considerevole di iscritti.

Continua quindi, anche in Toscana come in Lazio e Campania, la crescita di Usb all'interno di Unicoop Tirreno. Senza contare inoltre l'ottimo lavoro che Usb sta svolgendo anche negli altri negozi Coop della Toscana appartenenti ad Unicoop Firenze.

E' nelle nostre intenzioni creare prossimamente un coordinamento Usb regionale per i lavoratori Unicoop Tirreno della Toscana.

I/le rappresentanti Usb dei negozi Unicoop Tirreno della provincia di Livorno