sabato 29 dicembre 2012

In merito allo sciopero di lunedì


Come Coordinamento Usb invitiamo tutte le colleghe e i colleghi dell'iper ad aderire allo sciopero di lunedì partecipando attivamente con una presenza (passando anche solo per un saluto) al presidio che si terrà fuori dal negozio di via Settembrini (La Rosa) a partire dalle 4:30 della mattina e per tutta la giornata.

Vogliamo chiarire non si tratta di uno sciopero "dei supermercati", come abbiamo sentito dire. Primo, perché diversi precari coinvolti nell'accordo disatteso dall'azienda hanno lavorato in passato anche all'iper. Secondo, perché in gioco ci sono dei diritti e dei princìpi che riguardano tutti noi dipendenti Unicoop Tirreno.

Da anni siamo costretti a vivere l'insopportabile divisione fra "quelli dell'iper" e "quelli dei super", come se non fossimo dipendenti della stessa azienda. Bene, iniziamo a cambiare mentalità, perché i prossimi tempi saranno quelli in cui per varie ragioni (apertura nuovi negozi, pensionamenti, ricomposizione degli organici) ci troveremo ad essere sempre più mescolati e quindi avrà sempre meno senso ragionare in termini di doppi regimi di trattamento.

Dobbiamo dimostrare, noi per primi, che intendiamo superare le divisioni super-iper nell'unica maniera possibile e intelligente, ossia lottando insieme, lavoratori dell'iper e lavoratori dei super. L'azienda ha tutto l'interesse nel continuare a vederci divisi (e infatti utilizza gli spostamenti da negozio a negozio per metterci gli uni contro gli altri), sta a noi farle capire che l'epoca del doppio binario è finita e che non accetteremo mai nessun livellamento al ribasso, né da una parte né dall'altra.

Da tanto tempo come dipendenti iper stiamo dando prova di determinazione nel difendere i nostri diritti e nel voler migliorare le nostre condizioni, ora è il momento di fare un passo in avanti, allargando il fronte e comprendendo che acquisiamo forza solo rimanendo uniti con i nostri colleghi degli altri negozi.

Cerchiamo quindi di essere presenti lunedì, con la testa alta di coloro che si sentono orgogliosi di portare il loro contributo di solidarietà e di superamento delle barriere. E con la voglia di essere ancora una volta, come corpo dei lavoratori iper, forza attiva e trainante per scrivere altre pagine di lotte vincenti.


Coordinamento Usb Ipercoop Livorno


Venerdì 28 dicembre 2012

venerdì 21 dicembre 2012

Usb aderisce e sostiene con forza le ragioni dello sciopero del 31 dicembre


Come Coordinamento Usb Unicoop Tirreno Livorno comunichiamo ai lavoratori e alle lavoratrici la nostra adesione allo sciopero proclamato per il giorno 31 dicembre e a tutte le annunciate iniziative di lotta che lo precederanno.

Il nostro pensiero in questi giorni va alle colleghe e ai colleghi che si troveranno a trascorrere le festività natalizie con l’angoscia di non rivedere più il proprio posto di lavoro, quello per cui hanno dato tanto in tutti questi anni. L’azienda ha deciso infatti di non rispettare gli accordi che prevedevano la loro assunzione a tempo indeterminato dal 1 gennaio 2013.

L’azienda, in un comunicato di risposta, sta sostenendo che si era dichiarata disponibile a valutare il problema delle stabilizzazioni nei prossimi mesi, ma omette alcuni aspetti fondamentali, col solo fine (ancora una volta) di difendere la propria immagine davanti ai dipendenti e all’opinione pubblica dicendo cose false e intellettualmente disoneste.

La prima cosa che l’azienda NON dice nel comunicato è che c’erano accordi già firmati che la impegnavano sulle stabilizzazioni. Un’omissione non proprio di poco conto.
E’ per questo motivo che la battaglia dei prossimi giorni sarà una battaglia di tutti, non solo delle colleghe e dei colleghi coinvolti negli accordi. Perché se passa il principio che l’azienda può firmare accordi e poi non rispettarli a piacimento, ripeterà questo comportamento anche in futuro e ci rimetteremo tutti. E perché la stabilità degli organici giova a tutti e ci rafforza anche per le nostre rivendicazioni future.

La seconda cosa che l’azienda omette è che questi lavoratori e lavoratrici hanno già da tempo oltrepassato il limite di legge per l’assunzione obbligatoria (36 mesi). E non di poco, visto che ci sono numerosi casi di lavoratrici che hanno superato i 50-55 mesi di lavoro (!) con contratti a termine, con anzianità di servizio anche di 8-9 anni.
Non male per una Cooperativa che non perde mai occasione per definirsi “rispettosa” dei diritti dei lavoratori e delle leggi.

La terza omissione riguarda un aspetto che forse non molti sanno, ossia i tempi legati al cosiddetto “Collegato Lavoro”.
In pratica, con le nuove norme, un lavoratore che vuole impugnare un contratto ha solo 60 giorni di tempo. Quindi quando l’azienda dice che avrebbe valutato le stabilizzazioni nei prossimi mesi, sa già che a quel punto i precari non sarebbero più in tempo per chiedere l’assunzione di legge davanti ad un giudice, e dunque sarebbero fuori per sempre. Un giochino che fra l’altro hanno già fatto in passato con altri precari.

Nel comunicato aziendale la Cooperativa si definisce, loro parole testuali, “un’impresa solida e ben capitalizzata” (infatti apriranno un nuovo punto vendita a Livorno nel corso del 2013). Un’impresa solida non può cacciare in questo modo dipendenti che, per la Cooperativa, hanno dato l’anima in tanti anni di lavoro.

PER TUTTE QUESTE RAGIONI, INVITIAMO I NOSTRI ISCRITTI, SIMPATIZZANTI, E TUTTI I LAVORATORI E LAVORATRICI AD ADERIRE ALLO SCIOPERO DEL 31 DICEMBRE E ALLE ALTRE INIZIATIVE DI LOTTA.

PER I NOSTRI COLLEGHI A TEMPO DETERMINATO, PER IL NOSTRO FUTURO, E PER QUELLO DI CHI VERRA’ DOPO DI NOI.

Coordinamento Usb per i negozi Unicoop Tirreno di Livorno e provincia

mercoledì 5 dicembre 2012

Modulazione alle casse: ecco perché abbiamo ritenuto necessario intervenire

Vogliamo qui di seguito sintetizzare in pochi punti le ragioni del nostro intervento con la Direzione riguardo alla decisione aziendale di fissare una modulazione di +4 nella settimana 17-23 dicembre.

1- La segnalazione di alcune colleghe che ci comunicavano l’uscita del +4, ci lasciava immediatamente sorpresi. I rapporti Direzione-Rsu prevedono infatti da sempre un confronto preventivo quando l’azienda ravvisa l’esigenza di ricorrere alla flessibilità. Questa volta non è stato così, visto che la modulazione è piovuta dall’alto senza alcun dialogo propedeutico con i rappresentanti sindacali. Nell’incontro di venerdì scorso esprimevamo quindi il nostro disappunto, e l’azienda ammetteva la propria mancanza.

2- Sempre grazie alle segnalazioni delle colleghe, poi “additate” come quelle che si erano rivolte al sindacato (per qualcuno è una colpa, per noi è un bellissimo merito), venivamo a sapere che era in corso da mesi una gestione che aveva portato tante cassiere sotto con la “calza”. Una cosa che l’azienda ci presentava come “colpa” delle cassiere stesse, ma su questo esprimevamo tutti i nostri dubbi, visto che se è vero che tante acconsentivano, è altrettanto vero che comunque l’azienda si adoperava (attivamente o anche solo tacitamente) per far accumulare flessibilità negativa. Un piano preordinato, secondo la nostra analisi. Ad ogni modo, per noi il problema non si poneva lo stesso, visto che la Direzione ci comunicava che il monte di calza negativa era di circa 400 ore, che diviso per il numero di cassiere portava a un risultato di circa 5 ore a testa (chiaramente è un risultato medio, quindi ci stanno dentro punte sia molto più alte sia molto più basse). Era necessario prevedere 4 ore tutte insieme nella solita settimana? Secondo noi no.

3- Ed è qui che infatti viene in rilievo il vero motivo di questo +4, che non è l’accumulo di calza negativa da recuperare, bensì l’aver voluto rimanere bassi con l’immissione di ore in più (estensioni e tempi determinati) rispetto a quanto accadeva gli anni scorsi nei mesi di stagionalità natalizia. L’azienda obiettava che l’esigenza non era su tutte le settimane di dicembre mentre le estensioni dovevano essere date obbligatoriamente per tutto il mese, ma noi facevamo presente che questa non è certo una novità, visto che ogni anno è così, e ogni anno si arriva sempre ad una gestione mista modulazione-straordinari. Già, perché dobbiamo ricordare che non è la prima volta che l’azienda prova ad introdurre modulazioni così alte, ma alla fine si erano sempre chiusi accordi dove si rientrava in numeri più accettabili. Questa volta no, nonostante i nostri appelli al buon senso.

4- “Accidenti, per una settimana tutte queste storie. Una settimana di vendite altissime fra l’altro”, ci diceva l’azienda. Appunto, replicavamo: una sola settimana e di vendite così alte, perché le cassiere si devono sacrificare ma l’azienda non può pagare un po’ di straordinari? Secondo quale ragionamento il sacrificio delle cassiere è dovuto e quello dell’azienda no? Non lo capiamo proprio.

5- Per noi è importante chiarire che non abbiamo scatenato il caso solo per una settimana, ma per una questione di principio, e per una tutela in chiave futura. Anche perché nell’incontro del 30 novembre l’azienda ci ha parlato senza mezzi termini della flessibilità dei part-time come “nuova necessità organizzativa”, non solo alle casse ma in tutti i reparti, e non solo in termini di +4 ma molto di più. Bene, noi abbiamo risposto che non l’accetteremo mai. Perché ricordiamoci una cosa: ora a qualcuno potrebbe anche andar bene lavorare tanto di più in alcuni mesi e tanto di meno in altri, ma quando poi le situazioni di vita cambiano, i diritti che non abbiamo difeso non ce li ridà più indietro nessuno.

6- Ma soprattutto, perché dovevamo dire alle nostre colleghe delle casse rimaste anche a questo giro senza estensione che va bene così? Perché dovevamo accettare una logica secondo la quale l’azienda può risparmiare sulle estensioni perché “tanto poi semmai si mette la modulazione”? Perché dovevamo dire ok a un +4 quando in passato si era sempre arrivati alla formula 2 ore modulazione-2 ore straordinari?
Dire no ad una modulazione alta non significa non voler lavorare ma l'esatto contrario, ossia voler lavorare ma vedendosi quelle ore pagate. Significa rivendicare maggior salario, maggior stabilità, quindi una vita migliore.

Infine un invito a liberarsi da due tabù:
IL PRIMO: “Occhio che sennò vi togliamo le Isole del Tempo” – E’ una minaccia che non regge, visto che venerdì scorso la Direzione ha definito le isole come “un buon compromesso fra azienda e lavoratrici”. E anche se un giorno mai dovessero provarci, troveranno davanti un’opposizione ferma e decisa.
IL SECONDO: “D’altra parte, in questi tempi di crisi…” – Questi tempi sono tali anche per noi, non solo per le aziende. Perché ora far passare addirittura da privilegiata gente come noi che guadagna 700 euro al mese se non meno, anche basta.

Rsu Usb - 5 dicembre 2012

lunedì 26 novembre 2012

Lavoratrici Coop scrivono a Luciana Littizzetto nella giornata internazionale contro la violenza sulle donne

Roma – domenica, 25 novembre 2012
 
Un gruppo di delegate ed iscritte USB Lavoro Privato scrive una lettera aperta a Luciana Littizzetto, testimonial della Coop, nella quale vengono rappresentate le condizioni vissute dalle donne che ci lavorano.

La lettera intende far emergere la condizione di disagio vissuta dalle donne del commercio e la determinazione ad uscire dall’invisibilità con la prospettiva di migliorare la condizione femminile all’interno di queste nuove fabbriche metropolitane attraverso l’organizzazione e la lotta.

Lettera aperta di un gruppo di lavoratrici Coop a Luciana Littizzetto testimonial del marchio Coop

Cara Luciana,

lo sai cosa si nasconde dietro il sorriso di una cassiera che ti chiede di quante buste hai bisogno?  Una busta paga che non arriva a 700 euro mensili dopo aver lavorato sei giorni su sette comprese tutte le domeniche del mese. Le nostre famiglie fanno una grande fatica a tirare avanti e in questi tempi di crisi noi ci siamo abituate ad accontentarci anche di questi pochi soldi che portiamo a casa. Abbiamo un’alternativa secondo te?

Nei tuoi spot spiritosi descrivi la Coop come un mondo accattivante e un ambiente simpatico dove noi, quelle che la mandano avanti, non ci siamo mai. Sembra tutto così attrattivo e sereno che parlarti della nostra sofferenza quotidiana rischia di sporcare quella bella fotografia che tu racconti tutti i giorni. Ma in questa storia noi ci siamo, eccome se ci siamo, e non siamo contente.

Si guadagna poco e si lavora tanto. Ma non finisce qui. Noi donne  siamo la grande maggioranza di chi lavora in Coop, siamo circa l’80%. Prova a chiedere quante sono le dirigenti donna dell’azienda e capirai qual è la nostra condizione. A comandare sono tutti uomini e non vige certo lo spirito cooperativo. Ti facciamo un esempio: per andare in bagno bisogna chiedere il permesso e siccome il personale è sempre poco possiamo anche aspettare ore prima di poter andare.

Il lavoro precario è una condizione molto diffusa alla Coop e può capitare di essere mandate a casa anche dopo 10 anni di attività più o meno ininterrotta. Viviamo in condizioni di quotidiana ricattabilità, sempre con la paura di perdere il posto e perciò sempre in condizioni di dover accettare tutte le decisioni che continuamente vengono prese sulla nostra pelle. Prendi il caso dei turni: te li possono cambiare anche all’ultimo momento con una semplice telefonata e tu devi inghiottire. E chi se ne frega se la famiglia va a rotoli, gli affetti passano all’ultimo posto e i figli non riesci più a gestirli.

Denunciare, protestare o anche solo discutere decisioni che ti riguardano non è affatto facile nel nostro ambiente. Ci è capitato di essere costrette a subire in silenzio finanche le molestie da parte dei capi dell’altro sesso per salvare il posto o non veder peggiorare la nostra situazione.

Tutte queste cose tu probabilmente non le sai, come non le sanno le migliaia di clienti dei negozi Coop in tutta Italia. Non te le hanno fatte vedere né te le hanno raccontate. Ed anche a noi ci impediscono di parlarne con il ricatto che se colpiamo l’immagine della Coop rompiamo il rapporto di fiducia che ci lega per contratto e possiamo essere licenziate. Ma noi non vogliamo colpire il marchio e l’immagine della Coop, vogliamo solo uscire dall’invisibilità e ricordare a te e a tutti che ci siamo anche noi.

Noi siamo la Coop, e questo non è uno spot. Siamo donne lavoratrici e madri che facciamo la Coop tutti i giorni. Siamo sorridenti alla cassa ma anche terribilmente incazzate. Abbiamo paura ma sappiamo che mettendoci insieme possiamo essere più forti e per questo ci siamo organizzate. La Coop è il nostro posto di lavoro, non può essere la nostra prigione. Crediamo nella libertà e nella dignità delle persone.

Cara Luciana ci auguriamo che queste parole ti raggiungano e ti facciano pensare. Ci piacerebbe incontrarti e proporti un altro spot in difesa delle donne e per la dignità del lavoro.

Con simpatia, un gruppo di lavoratrici Coop
USB Lavoro Privato

Rispedire l'accordo sulla produttività ai firmatari...insieme alla tessera sindacale

Dal Sito USB nazionale

L'accordo sulla produttività che i CISL e UGL hanno sottoscritto con Governo e Confindustria in men che non si dica, in attesa delle firme degli altri, rappresenta l'ennesimo pesantissimo macigno  che di fatto impone il modello Marchionne all'intero mondo del lavoro.

La fisionomia contrattuale viene subordinata completamente alle necessità aziendali: i contratti nazionali vengono svuotati sia dal punto di vista normativo che economico, gli eventuali aumenti salariali dipenderanno dagli aumenti di produttività aziendale a sua volta determinata non solo dalla completa sottomissione dei lavoratori alle esigenze aziendali, ma dall’andamento del mercato, dal rinnovamento tecnologico, dalle scelte dei manager, ecc.

Il contratto aziendale potrà contenere deroghe non solo ai contatti nazionali ma addirittura alle leggi vigenti in tema di orario di lavoro, di disciplina della prestazione lavorativa (sarà questo il famoso demansionamento?) di organizzazione del lavoro e di flessibilità. L’unico scrupolo che si sono fatti è di avanzare richiesta al Parlamento di cambiare le leggi per adeguarle a questo accordo!

La famosa richiesta di abbattimento del carico fiscale si è trasformata nella decontribuzione e defiscalizzazione degli straordinari e dei compensi di produttività, pagati dallo stato e derivanti dai tagli che Monti ha effettuato su tutte le spese sociali, a partire dalla sanità dalle pensioni, dalla scuola, ecc.

I contratti nazionali non potranno neppure recuperare l’inflazione poiché si è scritto che la dinamica salariale deve essere”coerente con le tendenze generali dell’economia, del mercato del lavoro, del raffronto competitivo internazionale e gli andamenti specifici del settore”.

Per trovare un qualsiasi aumento salariale dovremo rivolgerci a 'chi l’ha visto'?.

Ma l'accordo prende in esame anche il tema della rappresentanza sindacale, ricalcando il famigerato accordo del 28 giugno 2011. Tra l'altro si prevedono “....disposizioni efficaci per garantire l'effettività e l'esigibilità delle intese sottoscritte, il rispetto delle clausole di tregua sindacale, di prevenzione e risoluzione delle controversie collettive, le regole per prevenire i conflitti, non escludendo meccanismi sanzionatori in capo alle organizzazioni inadempienti”.

Allo stesso tempo si accetta la partecipazione dei lavoratori alle sorti dell'azienda, magari con qualche sindacalista nel consiglio di amministrazione.

In altre parole si sta disegnando un sindacato che assume in toto le esigenze aziendali , firma tregue, assicura l'applicazione dei peggiori accordi possibili e accetta anche eventuali sanzioni nel caso qualcuno si pentisse di ciò che ha firmato.  La CGIL,  che ha partecipato a tutte le fasi preparatorie dell’accordo, che ha firmato insieme a CISL e UIL il documento comune all’origine di quest’accordo, alla fine si è tirata indietro c’è da chiedersi fino a quando visto che ormai non si contano più le volte  che ha firmato a posteriori gli stessi accordi degli altri.

 Noi non ci stiamo: non vogliamo più accettare logiche che portano al massacro i lavoratori, li espropriano perfino delle loro vite, mettendole a completa disposizione del profitto.

Il tempo è scaduto: Cgil, Cisl, Uil e Ugl debbono essere delegittimati a partire dal rifiuto di quest’accordo  per il quale non hanno avuto alcun  mandato da parte dei lavoratori.

Rispediamolo ai firmatari insieme alle tessere sindacali! Costruiamo con USB il sindacato che serve ai lavoratori e
non ai sindacalisti, alla Confindustria e al  mal-governo.

martedì 20 novembre 2012

Aria di divorzio tra le Coop toscane e quelle emiliane e del nord-ovest

I toscani minacciano di separarsi per creare una centrale acquisti separata, ma rischiano di perdere il marchio

Strategie post-Unipol: il pericolo di un'altra divisione


Tassinari (Coop Italia): «Visioni differenti»

Niente super gruppo, prevale il regionalismo
Tira aria di divorzio tra le cooperative toscane e quelle del Nordovest (Emilia, Lombardia, Piemonte e Liguria). Dopo la spaccatura del 2005 sulla scalata alla Bnl che ha portato il movimento a separare i propri destini finanziari (i toscani arroccati in Mps e gli altri tutti in Unipol), il dibattito si è riaperto. Ma questa volte verte su argomenti più concreti dell'etica mutualistica. Si discute su come affrontare la crisi, la perdita di clienti e di ricavi e su come gestire i rapporti con l'industria e i consumatori. 
Due le figure che dominano la discussione al di qua e al di là degli Appennini: Turiddo Campaini, 72 anni, da più di 30 anni a capo di Unicoop Firenze, e Vincenzo Tassinari, 63 anni, da 24 presidente di Coopitalia. 
Addio supercoop   Tre anni fa, dopo lunghe discussioni i big delle cooperative avevano deciso di avviare un processo di rafforzamento dei poteri di Coopitalia a scapito dell'autonomia delle insegne locali. Era il primo passo di un processo di convergenza al centro che doveva portare le coop di consumo a fondersi in un supergruppo della distribuzione con 12 miliardi di fatturato. Avevano cominciato a parlarne le coop del Nordovest (Novacoop, Coop Liguria e Coop Lombardia) seguite a distanza da quelle del distretto adriatico (Coop Adriatica, Coop Nordest e Coop Estense), le grandi azioniste di Unipol. Ma quell'idea di creare un campione nazionale in grado di rivaleggiare con le catene estere è tramontata insieme alla crescita dei consumi.

Autonomia    Prioritaria ora, hanno deciso i cooperatori, è la ricerca dell'efficenza e il presidio del territorio, non la dimensione. Marcia indietro quindi sulla centralizzazione delle strategie e spazio invece all'autonomia di ciascuna insegna e di ciascun manager. Ma se questo è il contesto, Firenze è andata più in là. Di fronte all'impoverimento delle famiglie, ragionano i toscani, le coop sono state chiamate a svolgere un ruolo anti-inflattivo ma possibile che l'unica che riesce a farlo con successo è Unicoop Firenze? La catena toscana, oltre ad essere la più grande d'Italia con quasi 3 miliardi di fatturato, è anche quella che da anni vince la classifica nazionale della convenienza davanti ad Esselunga, e con uno scarto rispetto alle altre Coop (secondo l'indagine di Altroconsumo). Listini alla mano Campaini ha minacciato la scissione da Coopitalia trascinando con sé le altre organizzazioni toscane e umbre, ventilando l'idea di creare una propria centrale acquisti separata. Il dibattito all'ultima assemblea di Coop Italia è stato infuocato e lo sarà, probabilmente, anche al consiglio di sorveglianza della prossima settimana presieduto dal piemontese, Ernesto Dalle Rive.

Il marchio   I toscani, che hanno i bilanci in rosso, hanno fretta di cambiare strategia commerciale. Campaini ha annunciato l'eliminazione degli ipermercati, canale classico della grande distribuzione, ma da tempo in sofferenza. Le grandi strutture toscane perderanno l'insegna Ipercoop e diventeranno superstore di dimensioni ridotte e con la parte non food affidata a catene specializzate. E nel resto d'Italia? Applicare la stessa ricetta a tutti e 100 gli Ipercoop nazionali creerebbe problemi di personale e di magazzino non facili da risolvere per le altre coop. Le divergenze strategiche sono acuite dalla diffidenza nei conforti del sistema di potere costruito intorno ad Unipol. Ma una vera e propria scissione per i toscani avrebbe un prezzo altissimo: la perdita del marchio Coopitalia, e soprattuto dei prodotti private label con il bran delle coop, che rappresentano il 25% del giro d'affari del sistema.

«Pur in presenza di visioni strategiche differenti - auspica Tassinari - anche necessarie in una fase di crisi economica come quella che tutti stiamo affrontando, serve la conferma della leadership di Coop con tutta la sua forza e unità per le cooperative e i nostri 8 milioni di soci. Nessuno disconosce questo valore tanto che i mandati da parte di tutte le cooperative per le negoziazioni con i grandi fornitori sono pervenute a Coop Italia puntuali e complete».


19 novembre 2012

Roberta Scagliarini

Corrirere della Sera

lunedì 19 novembre 2012

Da Napoli "NO alla cessione Coop"

Un centinaio di lavoratori di Unicoop della Campania affollano l’assemblea di USB sul proprio futuro e decidono di lottare contro la cessione ai privati della Coop Campania

 

Napoli – Lunedì 19 novembre 2012

 

Oggi si è svolta una prima conferenza stampa presso la sala Nugnes del Consiglio Comunale di Napoli, che si è trasformata in un Assemblea grazie alla straordinaria partecipazione di un centinaio di lavoratori – dichiara Francesco Iacovone di USB Commercio.

All’assemblea hanno partecipato l’Assessore alle Politiche Sociali di Napoli, Sergio D’Angelo, e il segretario dell’assessorato del Lavoro, Raffaele Carotenuto. Entrambi gli esponenti della giunta napoletana hanno confermato le voci dell’avvio di una trattativa per cedere tutti i lavoratori, la merci e la logistica dei 5 punti vendita campani ad una società mista con un imprenditore privato,   facendo rimanere in capo all’Unicoop Tirreno il marchio e il prestito sociale –continua il sindacalista USB.

Tale ipotesi è stata anche confermata dall’europarlamentare Andrea Cozzolino che ha ricevuto una delegazione dell’assemblea.

Nel registrare anche le perplessità delle Istituzioni presenti, tale ipotesi, una classica divisione tra “Bad Company” privatizzata e “Good Company” della cooperazione, è stata fermamente rigettata dai lavoratori in quanto è chiaro l’intento di attaccare l’occupazione,  i salari e i diritti. Troppe, infatti,  sono le esperienze passate che hanno portato pessimi risultati, come quelle di Soccavo, Teverola, Benevento, Castellamare e Nocera –insiste Iacovone.
Invece, i lavoratori hanno ribadito l’orgoglio di lavorare nella cooperazione e la volontà di rilanciare i punti vendita dallo stato di mal gestione in cui si trovano.I lavoratori e USB hanno deciso all’unanimità di avviare la vertenza con volantinaggi e una prima azione di  sciopero per fermare l’ipotesi di cessione –conclude Iacovone- , con l’intento di intervenire durante lo shopping natalizio coinvolgendo i clienti, il territorio e tutti gli altri lavoratori Coop d’Italia con appuntamenti e modalità che saranno comunicate successivamente.

USB Unione Sindacale di Base - Lavoro Privato

venerdì 16 novembre 2012

Usb si espande a Livorno e provincia

Giovedì 15 novembre 2012

Nella giornata di oggi abbiamo organizzato e partecipato all'Isola d'Elba ad un'assemblea indetta con i lavoratori Unicoop Tirreno dei negozi dell'isola che hanno deciso di iniziare ad organizzarsi con l'Unione Sindacale di Base.
Sono state affrontate le tante problematiche che i nostri colleghi vivono quotidianamente nei loro posti di lavoro, e di conseguenza le modalità per risolverli con un'azione sindacale efficace.

Intanto in questi giorni sono state inviate all'azienda le comunicazioni di adesione alla nostra organizzazione sindacale di diversi lavoratori e lavoratrici del negozio 1 di via Settembrini (La Rosa), all'interno del quale contiamo adesso un numero considerevole di iscritti.

Continua quindi, anche in Toscana come in Lazio e Campania, la crescita di Usb all'interno di Unicoop Tirreno. Senza contare inoltre l'ottimo lavoro che Usb sta svolgendo anche negli altri negozi Coop della Toscana appartenenti ad Unicoop Firenze.

E' nelle nostre intenzioni creare prossimamente un coordinamento Usb regionale per i lavoratori Unicoop Tirreno della Toscana.

I/le rappresentanti Usb dei negozi Unicoop Tirreno della provincia di Livorno

mercoledì 24 ottobre 2012

Promemoria - Lavorare nei festivi è FACOLTATIVO

In questi giorni ci stanno arrivando, da alcuni reparti dell’iper, notizie di pressioni subite da diversi dipendenti affinché lavorino obbligatoriamente in occasione della prossima apertura nel festivo del primo novembre. Addirittura esponenti aziendali stanno tirando fuori concetti strampalati e privi di ogni senso su una fantomatica “esigibilità”, per la quale non ci si potrebbe rifiutare di lavorare.

Cogliamo quindi l’occasione per ricordare a tutti che lavorare nei giorni festivi è (come sempre è stato) facoltativo, e che non esiste alcuna logica nelle frasi del tipo “se l’iper sta aperto il servizio deve essere garantito per forza”, oppure “alcuni settori devono lavorare obbligatoriamente”. Tanto è vero che in occasione di precedenti aperture festive, interi reparti sono rimasti chiusi al pubblico per assenza di personale. Assenza totalmente legittima, frutto di una libera scelta di lavoratori e lavoratrici. Così come libera è invece la scelta di venire a lavorare prendendo la maggiorazione dello straordinario festivo (135%).

In presenza di festivi i nostri turnari devono uscire con la base oraria ridotta delle ore corrispondenti a una giornata lavorativa (4 ore per un part-time, 6 ore e 20 per un full-time). Base oraria che torna poi quella contrattuale solo se si decide di lavorare, in straordinario (previsto dal nostro Ccnl all’articolo 117).

Fra l’altro, in occasione delle ultime aperture in giorni festivi, sono sempre usciti verbali in cui era la Direzione stessa a parlare esplicitamente di facoltatività.
Il primo novembre ovviamente non fa differenza.

Quello sulla facoltatività del lavoro nei giorni rossi di calendario è un principio su cui non dovremo mai arretrare di un millimetro, perché oggi ci propongono alcune date, ma in futuro le aperture potrebbero riguardare giorni ancora più sensibili.

Invitiamo tutti i colleghi a segnalarci anomalie e forzature.

Delegati/e Rsu Usb

24 ottobre 2012