giovedì 31 marzo 2011

Comunicato stampa (e ai lavoratori) della Rappresentanza Sindacale Unitaria Ipercoop Livorno

Nell’impossibilità di acquistare una pagina del principale quotidiano cittadino come ha fatto Unicoop Tirreno, ci affidiamo al diritto di replica per rispondere alle parole del comunicato che l’azienda ha rivolto ai soci, alla cittadinanza e ai lavoratori.

Ci sentiamo chiamati in causa sia come delegati/e Rsu che come lavoratori/trici (e quindi in dovere di replicare) perché, pur senza farvi mai comparire alcun riferimento diretto, è chiaro che la presa di posizione aziendale è conseguente allo sciopero che il 26 febbraio scorso ha provocato la chiusura dell’ipermercato. Uno sciopero ad adesione pressoché totale, che ha portato l’azienda purtroppo non nella direzione da noi sperata di una maggiore disponibilità all’accoglimento delle nostre richieste (è questa infatti la funzione del costituzionale diritto di sciopero), bensì in quella di un’opera di inasprimento delle normali relazioni, intensificando un conflitto all’interno dell’ipermercato che ha toccato tutti, dagli addetti semplici ai dipendenti che ricoprono ruoli di responsabilità e di coordinamento nella quotidiana vita lavorativa, e che dovrebbe a nostro avviso essere gestito in maniera diversa, anche secondo quanto afferma la stessa Carta dei Valori Coop, la quale considera le rappresentanze sindacali dei lavoratori come “il riferimento per la definizione delle condizioni di lavoro e lo sviluppo di forme e strumenti di relazioni e partecipazione aziendali”.

Scendendo nel merito delle parole scritte dalla Direzione aziendale nel comunicato, non possiamo non esprimere la nostra amarezza nel leggere che Unicoop Tirreno sembra pensare che come Rsu e lavoratori dell'Iper non diamo importanza al contesto economico-sociale della nostra città. Niente di più sbagliato, visto che proprio perché ne siamo consapevoli cerchiamo di migliorare le nostre condizioni di lavoro e di salario. La città di Livorno ha sempre dimostrato fiducia nella Cooperativa, e proprio per questo all'interno dell'ipermercato sono stati possibili percorsi che negli anni hanno prodotto un accrescimento costante. Accrescimento che si è verificato anche nel 2010, portandoci quindi a sperare in consolidamenti di organico ed in aumenti di ore come previsto dall'Integrativo aziendale di Gruppo.

Tuttavia, se si è giunti ad uno sciopero significa che la valutazione della Rsu (condivisa e approvata dai lavoratori) ha portato stavolta a considerare non soddisfacente la trattativa con l’azienda, sia in termini di contenuti sia in termini di relazioni sindacali, che hanno lasciato molto a desiderare sotto tutti i punti di vista.

Ci lascia perplessi anche il riferimento alla crisi economica della città di Livorno. Non esiste infatti correlazione fra questo aspetto e i risultati dell’ipermercato (che l’azienda stessa nel comunicato ammette essere positivi), visto che negli ultimi anni le vendite in realtà sono andate aumentando, e che per il 2011 sono stati preventivati due milioni di euro in più rispetto a quanto abbiamo conseguito nel 2010. Una richiesta di maggiori vendite dunque, con un monte ore a disposizione dei lavoratori nettamente ribassato rispetto all’anno scorso. Ma anche in questo l’azienda, trincerandosi dietro alla necessità di “recuperare efficienza” e facendo riferimento a non meglio identificate graduatorie nazionali, si è limitata a fare informazione con la Rsu escludendo di fatto il coinvolgimento e la partecipazione su un argomento importante come quello della richiesta ai lavoratori di un forte incremento produttività.

Incredibile poi il passaggio su precari e precarietà: “termini solitamente riferiti a persone con contratti limitati nel tempo e sottoposti a continui rinnovi”. E’ proprio ciò che accade all’Iper a non pochi lavoratori, tra i quali alcuni che sono entrati anche nell’settimo-ottavo anno consecutivo di precariato, e l’azienda lo presenta come un fenomeno che da noi non esiste...

Arrivando alla questione del part-time (massiccio all’interno dell’Iper), va ricordato innanzitutto che chi lavora a tempo parziale è nella condizione cosiddetta di “sottooccupazione”: non disoccupati dunque, ma neanche pienamente occupati. Ma soprattutto va commentata la precisazione dell’azienda in merito all’aumento delle ore “nei giorni e negli orari dove ciò è possibile e necessario”. E’ stato anche questo infatti uno dei temi dello sciopero del 26 febbraio, visto che è molto preoccupante che l’azienda sembri non capire, contrariamente a quanto invece afferma nel Contratto Integrativo di Gruppo, che il part-time presenta già di per sé abbastanza problemi (su tutti la necessità molto spesso di ricorrere a secondi lavori per via dei bassi salari) che non rendono accettabili ulteriori peggioramenti ai tempi di vita dei dipendenti. Anche su questo è venuto meno il principio del confronto e della partecipazione, mettendo così la Rsu solamente di fronte al fatto compiuto su entità e modalità (verticali) delle estensioni orarie.

Infine l’aspetto dei livelli di contrattazione. Su questo l’azienda sa bene di dover fare mea culpa, visto che esistono verbali in cui si prevede la possibilità di firmare accordi sul singolo punto vendita con la Rsu. Una disponibilità che ora l’azienda nega, ma che a un certo punto era per noi effettiva e concreta proprio sulla base delle loro parole scritte nero su bianco.

Il fatto poi che secondo l’azienda i livelli di trattativa accettabili siano solamente due non toglie le disparità di trattamento che i lavoratori degli ipermercati soffrono rispetto ai colleghi dei supermercati sotto svariati aspetti (e anche di questo argomento nessuna traccia nel comunicato aziendale). Disparità che la Rsu del maggior ipermercato di Unicoop Tirreno non può far finta che non esistano, e che ha il dovere di fronte ai lavoratori che rappresenta di porsi in prima linea per far sì che si arrivi quanto prima ad una equiparazione, o quanto meno che si riducano in maniera significativa tali distanze.

Ma non solo. Su organici e organizzazione del lavoro infatti, come scrive anche l’azienda stessa, ci deve essere confronto con la Rsu. Se in prima battuta il risultato di questo confronto non è stato positivo non significa che comunque disperiamo che lo sia in un secondo momento. E’ per questo che auspichiamo che nel prossimo incontro (fissato per lunedì 4 aprile) si possa giungere ad un accordo soddisfacente per tutti.

In attesa di quell’incontro però dobbiamo nostro malgrado evidenziare atteggiamenti della Direzione dell’Iper e della Rete che di certo non giovano al raggiungimento di un’intesa, visto che arrogantemente si va avanti come se nulla fosse sulle stesse materie oggetto di trattativa, impostando con la Rsu un rapporto di sola informazione delle decisioni prese senza alcun preventivo confronto, e soprattutto senza prima attendere i risultati dell’incontro già calendarizzato.

La Rsu (Filcams Cgil – Uiltucs Uil – USB Lavoro privato), in rappresentanza dei lavoratori/trici Ipercoop Livorno

martedì 1 marzo 2011

COMUNICATO DELLA RSU AI LAVORATORI DOPO LO SCIOPERO DI SABATO

La giornata di sabato può solo essere definita come perfetta, e il merito è di tutti noi lavoratori e lavoratrici che abbiamo deciso in massa di esprimere il nostro dissenso con una voce unica.

E’ il senso dello sciopero, inteso appunto come strumento con cui i lavoratori mettono insieme le loro forze e prendono una posizione unitaria.

Peccato che per la nostra azienda invece uno sciopero sia meritevole di essere trattato a male parole tramite un comunicato astioso e rabbioso affisso sulla saracinesca abbassata, un comunicato con cui fanno intendere a soci e clienti che la cooperativa è vittima e i lavoratori invece sono completamente impazziti tutto d’un colpo...

Non si domandano il perché di un’adesione così massiccia, ma ritengono invece molto più comodo trincerarsi dietro al concetto astruso che “non esiste in Italia un caso simile”.

Ma scendere sul piano del battibecco non ci interessa, soprattutto perché ciò che conta è esclusivamente la risposta che i dipendenti hanno dato. Una risposta compatta e forte che da sola dice più di mille parole.

Con lo sciopero di sabato abbiamo infatti lanciato un messaggio chiaro che è andato ben oltre i confini del nostro Iper.

Abbiamo fatto sapere alla città (e non solo) quali sono le nostre problematiche.

Abbiamo testimoniato che abbiamo fretta di raggiungere l’equiparazione con i nostri colleghi dei supermercati in tutte le questioni su cui sono avanti rispetto a noi.

Abbiamo detto a chiare lettere che se l’azienda non ha niente da concedere non può venire a chiedere maggiori vendite, maggiore produttività e maggiori aperture domenicali.

Abbiamo fatto notare che l’Iper va avanti e produce utili grazie a chi ci lavora, e che l’azienda deve essere consapevole che le legittime richieste dei dipendenti devono essere soddisfatte.

Abbiamo dato prova con la presenza in tantissimi nel piazzale per tutto il giorno che la protesta non era semplice astensione dal lavoro, ma che invece c’era voglia di partecipare attivamente.

Ma soprattutto abbiamo dimostrato che siamo andati in sciopero ognuno per la propria battaglia e allo stesso tempo per quella del collega, in un esempio di bellissima solidarietà reciproca che è la vera forza di un complesso di lavoratori che si propone di essere non semplice spettatore delle decisioni aziendali ma bensì protagonista primario il cui pensiero non può essere ignorato, artefice diretto del proprio destino in quanto pronto a lottare per ciò che gli spetta.

Ora resta da attendere. Siamo consapevoli che uno sciopero come quello di sabato possa causare un lasso di tempo in cui l’azienda riflette per decidere come comportarsi in seguito, ma noi ovviamente come Rsu ci attiveremo affinché questo periodo sia il più breve possibile.

D’altronde questa data di sciopero l’avremmo volentieri evitata anche noi se solo l’azienda avesse dimostrato un’apertura vera alle nostre richieste, ma alla luce della loro posizione è stato necessario porre un argine alla deriva in corso con cui pensano che sia normale chiederci più sacrifici senza concedere adeguate contropartite.

Di certo c’è che quando ci ripresenteremo al tavolo di dialogo lo faremo con un mandato fortissimo.

Perché sia chiaro, i lavoratori le conquiste le fanno grazie ad un operato sindacale che deve necessariamente trarre la sua forza dai lavoratori stessi.

In questo senso la nostra Rsu altro non è che 11 lavoratori che vanno a rappresentare tutti gli altri colleghi che li hanno democraticamente eletti, portando la loro voce.

Lo facciamo con orgoglio, ancora di più dopo lo sciopero di sabato.

La Rappresentanza Sindacale Unitaria