lunedì 27 gennaio 2014

Analisi anti droga/alcool: una persecuzione contro i lavoratori



Con le seguenti osservazioni vogliamo condividere con i colleghi la nostra valutazione sull’argomento delle analisi anti droga/alcool per chi guida alcuni mezzi elettrici nei magazzini. Purtroppo non è stato possibile discutere con l’azienda di questi aspetti che riportiamo qui sotto perché ci è stato negato un incontro (da noi richiesto a gran voce fino all’ultimo momento) in cui i rappresentanti dei lavoratori potessero esprimere, prima delle riunioni dell’azienda e del medico direttamente con i dipendenti coinvolti, le proprie posizioni e soprattutto giungere a modalità condivise per la gestione di questo tema.

Una legge ingiusta e non tutelante per i lavoratori
La legge che obbliga determinate categorie di lavoratori a sottoporsi a queste analisi è ipocrita oltre che ingiusta, per diversi motivi, riconducibili a uno: punta a mettere sotto controllo non (come sarebbe eventualmente comprensibile) l’integrità psicofisica del lavoratore nel momento in cui sta lavorando, ma lo stile di vita dello stesso dipendente anche al di fuori del luogo di lavoro, nel proprio tempo libero, lontano dalla guida e dalle altre mansioni considerate. Una inaccettabile violazione della privacy e della libertà personale. Il metodo scelto è infatti quello delle analisi preventive a cadenza periodica, con le quali non si verifica che il lavoratore sia sano durante la sua prestazione di lavoro, ma se ne testa l’idoneità con un controllo precedente. L’ipocrisia sta anche in questo aspetto: che un lavoratore potrebbe tranquillamente risultare idoneo ma poi fare uso di sostanze subito dopo il controllo, mettendo a repentaglio l’incolumità dei propri colleghi, che quindi con questa legge non vengono affatto tutelati.

Il controllo sociale
Del resto la funzione di questa legge appare chiara: non è, come vogliono far credere, una legge per la sicurezza sul lavoro, bensì una legge studiata per esercitare, utilizzando l’ambito lavoristico, un controllo sociale sull’uso di alcool e droghe da parte della popolazione. Chiariamo: noi non “tifiamo” certo per l’uso di queste sostanze, e siamo pienamente d’accordo sul fatto che un lavoratore debba guidare un mezzo in condizioni tali da non mettere a repentaglio l’incolumità dei colleghi e di sé stesso, ma riteniamo che la lotta alle dipendenze (di ogni tipo) debba essere fatta non attraverso mezzi repressivi e di controllo “poliziesco” ma semmai con un attento e paziente lavoro di prevenzione, informazione, educazione culturale e sensibilizzazione. E soprattutto non usando il lavoro come strumento pretestuoso per questo fine.

Il rischio di uno stigma ingiustificato
In una Relazione al Parlamento del Dipartimento Governativo Antidroga guidato all’epoca da Giovanardi (un nome una garanzia…) si afferma che l’allontanamento dalla mansione deve essere deciso anche per il semplice uso “sporadico e saltuario” di qualsiasi sostanza psicoattiva (quindi uno spinello ma anche una birra o del vino), mirando non tanto e non solo ad individuare una inidoneità rispetto alla mansione specifica, quanto piuttosto a sanzionare un particolare stile di vita. L’essere allontanati dalla mansione, infatti, pur non significando il licenziamento, potrebbe comportare anche un danno sul piano retributivo (pensiamo ad esempio all’assegnazione delle estensioni orarie per i part-time) o l’applicazione di uno stigma ingiustificato, dovuto alla conoscenza da parte dell’azienda dei risultati delle analisi dei propri dipendenti.

L’invasività fisica
Oltre all’invasività della sfera personale privata di cui abbiamo detto sopra, riteniamo assurda anche l’invasività fisica che queste analisi comportano. Ad oggi, stando a quanto riferito ai lavoratori negli incontri che già si tennero circa due anni fa, e alle altre informazioni che abbiamo (poche, perché come detto hanno deciso di non volerci incontrare per darci spiegazioni), si prevede infatti che i test vengano effettuati con l’analisi delle urine prelevate sotto la visione diretta di un operatore oppure sotto gli “occhi” di una telecamera. Un trattamento lesivo della dignità personale, una autentica umiliazione basata sul fastidiosissimo sospetto che il lavoratore/lavoratrice possa presentarsi con le urine di un’altra persona: incommentabile. In più, sono previste le analisi del sangue con prelievo tramite ago. Una procedura invasiva e che provoca malesseri a  molte persone. Inoltre, pare che le analisi vengano svolte non presso strutture sicure ed attrezzate ma in una “unità mobile” (un camper?) direttamente sul luogo di lavoro, quindi senza alcuna tutela per il lavoratore che eventualmente dovesse presentare reazioni di malessere o svenimenti all’atto del prelievo.

Categorie escluse
Un altro aspetto che valutiamo negativamente è quello relativo all’individuazione delle categorie coinvolte. Sono analisi che non devono sostenere, per fare solo alcuni esempi: le forze dell’ordine (con enormi responsabilità sulla sicurezza dei cittadini), i parlamentari (che decidono le sorti del paese), gli insegnanti (che hanno in mano l’educazione di bambini e studenti), i medici (che curano le persone), gli stessi dirigenti della nostra azienda (che hanno responsabilità su migliaia di dipendenti). E dobbiamo farle noi che guidiamo dei modestissimi mezzi elettrici (lo stile della cui guida tra l’altro non è quasi mai causa di infortuni nel nostro settore) ben chiusi dentro i magazzini. Non diciamo che dovrebbero farle anche altre categorie (tutt’altro, diciamo che non dovremmo farle neanche noi), ma ciò rende bene l’idea di come questa legge abbia individuato le categorie non in base alle responsabilità effettive dei lavoratori ma in base al numero dei dipendenti coinvolti (proprio per l’assurda esigenza di controllo sociale di cui parlavamo sopra), decidendo miratamente di colpire così in questo modo solo le fasce più basse della popolazione.

Il ruolo non riconosciuto
Il messaggio che in sostanza fornisce questa legge è che la nostra integrità morale e fisica deve essere ineccepibile non solo mentre lavoriamo (quello sarebbe giusto), ma anche nella nostra vita privata. Neanche fossimo dei luminari della chirurgia cardiovascolare che operano a cuore aperto o dei politici che guidano il governo! Non solo noi non abbiamo queste responsabilità, ma anzi guidiamo dei piccoli mezzi elettrici per stipendi da 1000 euro al mese, o peggio (visto che siamo quasi tutti part-time), per 600-700-800 euro al mese. E non finisce qui: oltretutto il nostro ruolo, questo grande ruolo di responsabilità (…) per il quale saremmo costretti a questa odissea oltremodo invasiva e ad una vita posta perennemente sotto controllo, non ci è neanche riconosciuto in alcuna maniera, visto che siamo inquadrati come semplici addetti generici. Ci chiediamo: è giusto, per un lavoro (o mezzo lavoro, per i part-time) di così basso livello e di così basso stipendio, dover sopportare un controllo così pesante sui nostri corpi?

La discrezionalità dell’azienda
Un altro aspetto da considerare è che l’azienda non può nascondersi dietro al fatto che “è una legge, dobbiamo rispettarla, non possiamo farci niente”, perché in realtà non è così. La legge in questione infatti, presa alla lettera, non si limiterebbe ai soli carrelli elevatori, ma a qualsiasi mezzo che serve per spostare le merci (anche transpallets a mano ed elettrici ad esempio), quindi la platea degli interessati dovrebbe a quel punto essere ancora più allargata. Se ne deduce che l’azienda ha una discrezionalità nell’applicazione della legge (visto che ha selezionato lei stessa in autonomia un campione di “cavie”), e come sta decidendo (intelligentemente, questo sì) di escludere moltissimi lavoratori dalle analisi, potrebbe andare oltre ed escludere tutti. Inoltre, questa è una ulteriore prova della totale illogicità di questa legge, visto che è palesemente assurdo che un posto di lavoro come il nostro (un ipermercato, non un altoforno!) preveda un numero eventualmente così alto di controlli.

Le visite aziendali
Ci chiediamo anche come mai si decida improvvisamente di controllare guarda caso solo questi aspetti (uso di droghe e alcool) della vita e del fisico dei lavoratori, e non tutti gli altri parametri. Se devo essere in grado di guidare un mezzo in condizioni di sicurezza, mi si dovrebbe ad esempio controllare anche la vista e i riflessi. Senza contare il fatto che, dopo 10 anni di lavoro anche pesante nel magazzino dell’ipermercato, un’azienda che tiene ai propri dipendenti dovrebbe verificare (con visite periodiche e globali) lo stato di salute complessivo del lavoratore/lavoratrice. Altrimenti più che Servizio Protezione e Prevenzione (che dovrebbe andare a vantaggio dei lavoratori) sembra solo un servizio di Controllo e Repressione tramite visite mirate e concentrate in maniera ossessiva solo sulla questione droghe/alcool.

Il dibattito nazionale
Teniamo a precisare che non siamo certo gli unici che avanzano obiezioni ed osservazioni critiche sull’argomento (ma anche se lo fossimo, non cambierebbe la sostanza dei nostri ragionamenti), visto che quando la legge uscì, partì subito un dibattito a livello nazionale (è possibile trovarne notizie in rete) in cui una parte consistente degli operatori del mondo del lavoro e di diverse organizzazioni sindacali ne sottolineava gli aspetti controversi e contraddittori. Noi riteniamo che le leggi ingiuste debbano essere cambiate, anche e soprattutto con il contributo di chi gli effetti di tali leggi li subisce sulla propria persona e, in questo caso, direttamente sul proprio corpo.

Rsu Usb Ipercoop Livorno – 25 gennaio 2014

venerdì 3 gennaio 2014

Richiesta partecipazione ad incontro su organici negozi livornesi


Di seguito la richiesta, inviata da Usb Lavoro Privato, di partecipazione all'incontro con l'azienda riguardante gli organici dei negozi Coop livornesi. Come Usb siamo presenti e rappresentativi tra i lavoratori complessivamente su tutti i negozi della città di Livorno, per questo non possiamo accettare di essere esclusi dagli incontri nei quali si parlerà del futuro dei dipendenti che a quei tavoli vogliono essere rappresentati anche da noi.

***

Spettabile
Unicoop Tirreno c/a Relazioni Sindacali
S.S. Aurelia km 237
57025 Vignale Riotorto
Piombino (Li)

FAX

Livorno, 2 gennaio 2014

Oggetto – Richiesta partecipazione incontro

Con riferimento alla richiesta di incontro del 31 dicembre u.s. presentata dalle oo. ss. Filcams Cgil e Uiltucs Uil, nella quale si fa già riferimento alla possibile data del 9 gennaio, siamo con la presente a richiedere, se l’incontro si terrà effettivamente in tale giorno o in altra data, la partecipazione come o. s. territoriale Usb Lavoro Privato Livorno.

Ciò in ragione del fatto che:

  • La questione dell’articolo del Tirreno citata nella suddetta richiesta, ci ha visti direttamente coinvolti per il tramite di una nostra delegata Rsu Ipercoop Livorno, che ha ricevuto dalla Direzione il comunicato di smentita
  • La rappresentatività di Usb Lavoro Privato in diversi negozi Unicoop Tirreno di Livorno e provincia è tale da non rendere accettabile l’esclusione della scrivente sigla da un tavolo nel quale si parlerà di questioni occupazionali relative ai punti vendita di questo territorio (ciò in aggiunta alla rappresentatività che Usb Lavoro Privato ha oggi in tutte le regioni con presenza Unicoop Tirreno)

Rimaniamo in attesa di un Vostro riscontro alla presente.

Cordiali saluti
 
Usb Lavoro Privato Livorno