mercoledì 5 dicembre 2012

Modulazione alle casse: ecco perché abbiamo ritenuto necessario intervenire

Vogliamo qui di seguito sintetizzare in pochi punti le ragioni del nostro intervento con la Direzione riguardo alla decisione aziendale di fissare una modulazione di +4 nella settimana 17-23 dicembre.

1- La segnalazione di alcune colleghe che ci comunicavano l’uscita del +4, ci lasciava immediatamente sorpresi. I rapporti Direzione-Rsu prevedono infatti da sempre un confronto preventivo quando l’azienda ravvisa l’esigenza di ricorrere alla flessibilità. Questa volta non è stato così, visto che la modulazione è piovuta dall’alto senza alcun dialogo propedeutico con i rappresentanti sindacali. Nell’incontro di venerdì scorso esprimevamo quindi il nostro disappunto, e l’azienda ammetteva la propria mancanza.

2- Sempre grazie alle segnalazioni delle colleghe, poi “additate” come quelle che si erano rivolte al sindacato (per qualcuno è una colpa, per noi è un bellissimo merito), venivamo a sapere che era in corso da mesi una gestione che aveva portato tante cassiere sotto con la “calza”. Una cosa che l’azienda ci presentava come “colpa” delle cassiere stesse, ma su questo esprimevamo tutti i nostri dubbi, visto che se è vero che tante acconsentivano, è altrettanto vero che comunque l’azienda si adoperava (attivamente o anche solo tacitamente) per far accumulare flessibilità negativa. Un piano preordinato, secondo la nostra analisi. Ad ogni modo, per noi il problema non si poneva lo stesso, visto che la Direzione ci comunicava che il monte di calza negativa era di circa 400 ore, che diviso per il numero di cassiere portava a un risultato di circa 5 ore a testa (chiaramente è un risultato medio, quindi ci stanno dentro punte sia molto più alte sia molto più basse). Era necessario prevedere 4 ore tutte insieme nella solita settimana? Secondo noi no.

3- Ed è qui che infatti viene in rilievo il vero motivo di questo +4, che non è l’accumulo di calza negativa da recuperare, bensì l’aver voluto rimanere bassi con l’immissione di ore in più (estensioni e tempi determinati) rispetto a quanto accadeva gli anni scorsi nei mesi di stagionalità natalizia. L’azienda obiettava che l’esigenza non era su tutte le settimane di dicembre mentre le estensioni dovevano essere date obbligatoriamente per tutto il mese, ma noi facevamo presente che questa non è certo una novità, visto che ogni anno è così, e ogni anno si arriva sempre ad una gestione mista modulazione-straordinari. Già, perché dobbiamo ricordare che non è la prima volta che l’azienda prova ad introdurre modulazioni così alte, ma alla fine si erano sempre chiusi accordi dove si rientrava in numeri più accettabili. Questa volta no, nonostante i nostri appelli al buon senso.

4- “Accidenti, per una settimana tutte queste storie. Una settimana di vendite altissime fra l’altro”, ci diceva l’azienda. Appunto, replicavamo: una sola settimana e di vendite così alte, perché le cassiere si devono sacrificare ma l’azienda non può pagare un po’ di straordinari? Secondo quale ragionamento il sacrificio delle cassiere è dovuto e quello dell’azienda no? Non lo capiamo proprio.

5- Per noi è importante chiarire che non abbiamo scatenato il caso solo per una settimana, ma per una questione di principio, e per una tutela in chiave futura. Anche perché nell’incontro del 30 novembre l’azienda ci ha parlato senza mezzi termini della flessibilità dei part-time come “nuova necessità organizzativa”, non solo alle casse ma in tutti i reparti, e non solo in termini di +4 ma molto di più. Bene, noi abbiamo risposto che non l’accetteremo mai. Perché ricordiamoci una cosa: ora a qualcuno potrebbe anche andar bene lavorare tanto di più in alcuni mesi e tanto di meno in altri, ma quando poi le situazioni di vita cambiano, i diritti che non abbiamo difeso non ce li ridà più indietro nessuno.

6- Ma soprattutto, perché dovevamo dire alle nostre colleghe delle casse rimaste anche a questo giro senza estensione che va bene così? Perché dovevamo accettare una logica secondo la quale l’azienda può risparmiare sulle estensioni perché “tanto poi semmai si mette la modulazione”? Perché dovevamo dire ok a un +4 quando in passato si era sempre arrivati alla formula 2 ore modulazione-2 ore straordinari?
Dire no ad una modulazione alta non significa non voler lavorare ma l'esatto contrario, ossia voler lavorare ma vedendosi quelle ore pagate. Significa rivendicare maggior salario, maggior stabilità, quindi una vita migliore.

Infine un invito a liberarsi da due tabù:
IL PRIMO: “Occhio che sennò vi togliamo le Isole del Tempo” – E’ una minaccia che non regge, visto che venerdì scorso la Direzione ha definito le isole come “un buon compromesso fra azienda e lavoratrici”. E anche se un giorno mai dovessero provarci, troveranno davanti un’opposizione ferma e decisa.
IL SECONDO: “D’altra parte, in questi tempi di crisi…” – Questi tempi sono tali anche per noi, non solo per le aziende. Perché ora far passare addirittura da privilegiata gente come noi che guadagna 700 euro al mese se non meno, anche basta.

Rsu Usb - 5 dicembre 2012

2 commenti:

  1. Bravi ragazzi! Ma andatelo a spiegare alle colleghe cassiere che hanno paura di esporsi. Non si chiedeva niente che non ci fosse già stato dato negli scorsi anni. Come abbiamo sentito dire da un collega Cgil "il periodo delle vacche grasse"è finito, ma per chi è da 10 anni a 20 ore non è mai iniziato. E allora cosa si fa? Stiamo zitte e non rivendichiamo niente..c'è la crisi sì, ma di ideali.

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  2. La crisi di ideali si combatte. Come? Non stancandosi mai di dialogare con i colleghi, per fargli capire che tenere saldi gli ideali oggi è un investimento fondamentale per il domani nostro e delle generazioni che verrano dopo di noi. Un investimento che non costa niente fra l'altro, perché è un investimento in umanità.

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