lunedì 19 dicembre 2011

Rinnovo Ccnl - Comunicato nazionale di USB

NELLA TRISTE GARA A CHI PERDE DI MENO, USB STA DA UN’ALTRA PARTE. QUELLA DEI LAVORATORI.

Giovedì 22 dicembre è in programma l’ennesimo incontro per il rinnovo del Ccnl della Distribuzione cooperativa. Una trattativa iniziata nel luglio del 2010 ma che dopo un anno e mezzo non ha ancora prodotto alcun risultato, tanto che siamo ormai vicini a compiere un anno dalla scadenza del precedente Ccnl (31 dicembre 2010).

Il ruolo di USB fino ad oggi è stato quello di osservatore interessato.

Osservatore perché non siamo presenti al tavolo di trattativa, quindi possiamo limitarci, appunto, ad osservare, giudicare, commentare. Interessato per i lavoratori della cooperazione che rappresentiamo e che intendiamo informare su questa contrattazione che li riguarda da vicino, attraverso un’analisi di ciò che sta accadendo.

Nel nostro comunicato di luglio esponemmo tutte le preoccupazioni per i termini che stava assumendo la trattativa, in particolare sull’attacco al diritto alla malattia, sull’orario di lavoro per i nuovi full-time, sulle maggiorazioni festive notturne e straordinarie, sui doppi regimi di trattamento fra vecchi e nuovi assunti e fra i diversi canali di vendita, sulla riduzione del ruolo del secondo livello di contrattazione, sugli aumenti salariali inadeguati. Questa volta vogliamo aggiungere un commento sulla situazione che si sta creando in conseguenza delle diverse posizioni che le parti in causa stanno assumendo.

Negli ultimi mesi abbiamo infatti dovuto assistere a diversi scambi di accuse tra Cisl-Uil da una parte e Cgil dall’altra, con le prime due che spingono per accettare le richieste datoriali, andando quindi a firmare un contratto a perdere con pesanti arretramenti per i lavoratori sulle materie che abbiamo descritto sommariamente sopra, e la Cgil che viene accusata dalle altre sigle addirittura di volere il fallimento della trattativa per far confluire i lavoratori della cooperazione dentro il Ccnl del Commercio (già peggiore di quello della cooperazione e già comprendente, fra le altre cose, la nuova regolamentazione della malattia), con buona pace della tanto sbandierata “distintività” cooperativa.

In pratica sembra che in questa situazione l’alternativa sia tra accettare un nuovo Ccnl della Cooperazione assolutamente a perdere per i lavoratori, oppure rassegnarsi a confluire in un Ccnl pessimo, avanguardia e laboratorio delle peggiori condizioni per chi lavora. E’ su questi termini purtroppo che si sta svolgendo la discussione. E sono termini che suonano come una domanda inquietante: dov’è che ci perdiamo di meno?

In questa gara inaccettabile USB sta da un’altra parte. Né quindi con chi vuole firmare un Ccnl della Cooperazione peggiorativo per i lavoratori, né con chi vorrebbe far confluire le decine di migliaia di dipendenti della distribuzione cooperativa nel pessimo Ccnl del Commercio.

E questo perché riteniamo che un sindacato abbia il dovere di perseguire l’interesse dei lavoratori, senza svendere i loro diritti fondamentali e senza accettare soluzioni truffa che li penalizzino ulteriormente in questo momento già molto difficile.

La ragione per la quale stiamo viaggiando verso una di queste due pessime opzioni è strettamente legata all’esigenza di portare ai lavoratori gli aumenti salariali propri di ogni rinnovo contrattuale. Ma ci chiediamo, vale la pena svendere i diritti al prezzo di cifre che sono assolutamente inadeguate? In altre parole, ha un senso accettare di perdere, tra le altre cose, il diritto pieno alla malattia retribuita a fronte di un’elemosina che non copre assolutamente il progressivo aumento del costo della vita (ricordiamo che si parla di 86 euro lordi per i full-time, a regime solo nel 2013)? E’ giusto chiederci di lavorare sempre di più (vedi ultima riforma del governo sulle pensioni) e allo stesso tempo pretendere che non ci ammaleremo man mano che la nostra età aumenterà?

IN ATTESA CHE I LAVORATORI RAFFORZINO ANCORA DI PIU’ USB, PREMIANDO LA NOSTRA COERENZA E AUMENTANDO QUINDI IL PESO DEL SINDACATO DI BASE IN COOP E NEL COMMERCIO, CONTINUEREMO A SEGUIRE DA VICINO GLI SVILUPPI DI QUESTO RINNOVO, INFORMANDO I LAVORATORI SU CIO’ CHE LI ASPETTA.

13 commenti:

  1. Coordinamento USB Ipermercoledì, 04 gennaio, 2012

    Da Il Tirreno di oggi

    LIVORNO - Sono sul piede di guerra i sindacati dopo l’entrata in vigore di quella parte del decreto Monti che consente l’apertura non stop di negozi, bar e ristoranti. Il 30 dicembre l’assessore Bernardo ha convocato il tavolo di concertazione per avvisare che il Comune, nonostante l’altolà della Regione (che ha portato lo Stato davanti alla Corte costituzionale) «applicherà da subito il decreto per non incappare in cause».
    «Noi seguiamo la linea regionale - tuona Franco Franceschini (Cgil) - capisco che il sindaco sia il presidente di Anci Toscana, che ha dato l’indicazione di applicare il decreto in attesa della Corte, ma l’amministrazione ha 90 giorni di tempo prima di emanare l’ ordinanza e poteva aspettare a prendere posizione». «Chiediamo tempo - avverte Franceschini - al prossimo incontro (annunciato tra una decina di giorni, ndr) porteremo anche i lavoratori. Se prevarrà la legge nazionale sarà un problema contrastarla, ma finché c’è incertezza dobbiamo farci sentire».
    Il sindacalista controbatte all’Aduc: «La concorrenza sfrenata aiuta i consumatori? Non credo. E comunque bisogna vedere quanto costa ai lavoratori». Parla di «abitudini di vita stravolte» e «paura dell’effetto domino nella grande distribuzione, dove si cercherà di non perdere le vendite quando i centri vicini stanno aperti». Franceschini fa presente che «alle Fonti del Corallo i negozi pagano un affitto alto e attraverso Idg potrebbero chiedere a Ipercoop di tenere alzate le saracinesche».
    Mossa che Diego Perez (Usb dell’ipermercato) definisce «vecchio trucchetto». «L’11 gennaio - fa sapere - è in programma un incontro con la direzione per discutere le aperture dell’anno. Il problema non è tanto il possibile prolungamento degli orari (non c’è la cultura americana della vendita in notturna), quanto quello delle domeniche». L’Ipercoop resterà aperta anche l’8 gennaio e il giorno di Befana. «Le maggiorazioni nei festivi - ripete Perez - sono irrisorie. Non si capisce questa spinta alle liberalizzazioni quando le stesse associazioni di categoria sono contrarie». E a chi parla di effetto positivo sulle assunzioni: «È il solito ricatto, l’esperienza ci insegna che all’aumento delle aperture non corrisponde alcun incremento occupazionale».
    Alberto Faccendoni conferma il no della Cisl e fa due esempi: «Tra i piccoli negozi, chi ha dipendenti e rispetta le regole è sottoposto a un incremento di costi, mentre se le regole saltano si apre uno scenario difficile per i lavoratori». Quanto ai supermercati, «dove sono i servizi di assistenza per i dipendenti, ad asempio l’asilo aziendale per consentire il lavoro domenicale?».
    Giancarlo Guidi (Uil), è l’unico che ha partecipato al tavolo «e ho visto l’imbarazzo e le difficoltà del Comune nell’applicare il decreto». Guidi va al sodo: «Per aumentare le ore di apertura serviranno turni spezzati? Avremo grande difficoltà a rinegoziare i contratti di lavoro appena chiusi. Ma io dico: se la gente non ha soldi in tasca, si pensa davvero che spenda di più allungando gli orari...».

    Juna Goti

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  2. Coordinamento USB Ipercoop Livornomercoledì, 04 gennaio, 2012

    CCNL DISTRIBUZIONE COOPERATIVA. IL PACCO DI NATALE E I SALDI DI FINE STAGIONE


    Nazionale – lunedì, 02 gennaio 2012

    Nella tarda serata del 22 DICEMBRE 2011 è stata siglata l’intesa per il rinnovo del CCNL della Distribuzione Cooperativa (IL PACCO DI NATALE), Le parti torneranno ad incontrarsi nei prossimi giorni per predisporre il lavoro di scrittura definitiva del contratto nazionale di lavoro (I SALDI DI FINE STAGIONE).



    Si tratta di un’intesa vergognosa che recepisce il peggio della “ricetta Marchionne” e che incide negativamente nella vita di oltre 60.000 addetti del settore (60% donne e 50% part-time).



    La firma di questa intesa e’ un attacco gravissimo ai diritti dei lavoratori, al diritto alla malattia, al contratto nazionale, e non è che l'ultimo degli innumerevoli tasselli che compongono lo smantellamento di uno dei settori che conta un alto numero di occupati.



    In cambio di aumenti ridicoli in 3 anni (86 euro lordi, stessa cifra del CCNL del Commercio firmato ormai quasi un anno fa) si concedono deroghe peggiorative al contratto nazionale e modifiche insostenibili a diritti.



    Ecco i principali punti dell’accordo:



    · previste DEROGHE PEGGIORATIVE al contratto nazionale per gli accordi di secondo livello (territoriale o aziendali) mentre la stessa contrattazione decentrata è svuotata per le possibili modifiche “migliorative”;



    · ATTACCO AL DIRITTO DELLA MALATTIA; attraverso un fine “SINDACALESE” si prevedono verifiche e contenimento di tassi anomali di “MORBIDITA”, ovvero assenze per malattia, al secondo livello di contrattazione;



    · si introducono le 40 ORE DI LAVORO PER I FULL TIME assunti dopo la firma dell’accordo, per i primi due anni non matureranno le 72 ore di permessi individuali e per i successivi due anni ne matureranno soltanto il 50%. Probabile è la previsione che i part-time che ambiscono a divenire full-time saranno licenziati e riassunti con il nuovo regime delle 40 ore e della decurtazione dei permessi individuali;



    · per le IMPRESE MINORI più lavoro a parità di salario, meno diritti e meno permessi, più che imprese minori figli di un Dio minore;



    · AUMENTI: l’accordo prevede 86 euro lordi di “aumento” al 4° livello full-time, una miseria che non tiene conto neppure dell’inflazione reale. Come se non bastasse questo ridicolo aumento sarà scaglionato in SEI TRANCE. Con l’inflazione galoppante e la manovra Monti praticamente una goccia nel mare



    Decorrenze: dal 1.1.2011 dal 1.9.2011 dal 1.4.2012 dal 1.10.2012 dal 1.4.2013 dal 1.10.2013 TOT A REGIME

    IV° Livello 10,00 13,00 15,00 16,00 16,00 16,00 86,00

    UNA TANTUM DI 182 EURO LORDI AL 4° LIVELLO FULL-TIME, per un anno di carenza contrattuale; usata come specchietto delle allodole dai firmatari, ad un’attenta analisi risulta una mancia che dovrebbe coprire, secondo lorsignori, un anno di lacrime e sangue;



    La Cooperative hanno tappezzato i punti vendita di comunicati trionfalistici, se esultano le aziende qualcuno ci ha rimesso, quel qualcuno sono i lavoratori ed i fatti stanno a dimostrare che le previsioni di USB Lavoro Privato non erano distanti dalla realtà.

    La CGIL ha firmato questa totale svendita dei diritti. Come USB riteniamo che un accordo di questo genere sia del tutto INACCETTABILE e che la GRAVITA’ dei contenuti deve trovare da parte sindacale e da parte dei lavoratori una opposizione netta e chiara.
    USB Unione Sindacale di Base - Lavoro Privato

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  3. Coordinamento USB Ipercoop Livornogiovedì, 05 gennaio, 2012

    COMMERCIO: USB, DEREGOLAMENTAZIONE ORARI DANNOSA PER SETTORE E LAVORATORI
    Il Lavoro Privato aderisce convintamente a sciopero generale 27 gennaio

    Roma – giovedì, 05 gennaio 2012

    USB Lavoro Privato esprime netta contrarietà alla liberalizzazione degli orari di apertura e di chiusura degli esercizi commerciali contenuta nel decreto del governo Monti, noto come “salva Italia”.

    La completa deregolamentazione delle attività commerciali non porterà alla crescita economica, ma solo all’inasprirsi di una crisi che già da diverso tempo sta affliggendo il commercio, aggiungendo un ennesimo tassello al puzzle di precarietà, basso salario, difficoltà nella vita di relazione e degli ormai pochissimi diritti per oltre due milioni lavoratori del settore.



    L’apertura ventiquattro ore al giorno e per tutto l’anno non sarà infatti sostenibile per le piccole e medie imprese, che capitoleranno nei confronti della grande distribuzione organizzata. L’innalzamento dei costi di gestione delle strutture sarà inevitabilmente scaricato sul costo del lavoro, visto che gli altri costi (come l’energia, le merci, i trasporti), sono più o meno uguali per tutti.



    Lo strumentale richiamo all’Europa, utilizzato per far passare le peggiori nefandezze sulla testa dei cittadini e dei lavoratori italiani, risulta inoltre fuorviante. In Francia e in Germania, ad esempio, per le attività del commercio non vi è alcun limite di orario giornaliero di apertura e chiusura ma è salvaguardato il principio dell’apertura per deroga nelle giornate domenicali e festive. In Italia, invece, si è scelta la via della completa deregolamentazione dell’attività, anche nelle giornate domenicali e festive.



    USB Lavoro Privato è dunque pronta a rilanciare le mobilitazioni nel settore ed aderisce convintamente allo sciopero generale proclamato per il prossimo 27 gennaio dalle organizzazioni sindacali conflittuali, per la dignità delle lavoratrici e dei lavoratori, per rimettere al centro la difesa e la riconquista del CCNL, dei diritti, del salario, della democrazia.

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  4. Coord. USB Ipercoop Livornomartedì, 10 gennaio, 2012

    Tutti i luoghi comuni (da sfatare) sulle aperture domenicali dei negozi

    Anche a Livorno sta impazzando la polemica sulla decisione del governo di liberalizzare le aperture degli esercizi commerciali per 365 giorni all'anno, quindi domeniche e festivi compresi. Allo schieramento dei favorevoli (pochi a dire il vero) si contrappone il fronte dei contrari, che vede affiancati i sindacati (tutti), le regioni (alcune di queste, fra cui la Toscana, hanno già presentato ricorso alla Corte Costituzionale per rivendicare la propria competenza in materia di commercio), le associazioni datoriali di categoria (Confesercenti e Confcommercio, che ritengono sia un provvedimento che va solo a vantaggio della grande distribuzione). Ma quali sono le argomentazioni più frequenti di chi sponsorizza il far west delle aperture? Un mix di ignoranza e luoghi comuni. Vediamole una per una.

    "La liberalizzazione produce crescita dell'economia" - In realtà nessuno è mai riuscito a dimostrare numeri alla mano che l'economia di un territorio cresce se si aumentano orari e giorni di aperture degli esercizi commerciali. E non serve essere economisti per capire che se i soldi che girano sono sempre i soliti puoi aprire quanto ti pare, ma non è che la gente spende di più. Il termine liberalizzazione, se è applicato a settori in cui c'è poca concorrenza, ha come effetto solitamente un abbassamento delle tariffe (ci sarebbe comunque molto da discutere anche qui sugli effetti che spesso le liberalizzazioni hanno sul lavoro), ma nel commercio non si capisce bene quale dovrebbe essere l'effetto benefico. Anzi, di effetti se ne vede solo di malefici: dipendenti costretti a lavorare nelle domeniche e nelle festività, aumento dei costi di gestione per gli esercenti, favoreggiamento della concorrenza sleale, assecondamento del capriccio (perché di questo si tratta) di fare la spesa la domenica.

    "Fare la spesa la domenica è una bella comodità per chi lavora tutta la settimana" - Chi pronuncia questa frase di solito è la stessa persona che poi quando il maritino o la mogliettina trova un posto di lavoro nel commercio ed è costretto/a a lavorare la domenica si lamenta perché non può passare i giorni di festa col proprio consorte... La gente che ragiona in questi termini dovrebbe capire che la loro "comodità" ricade sulla pelle di qualcun altro, nella fattispecie i lavoratori. Non mangiavano prima quando i negozi la domenica erano chiusi? Non crediamo proprio. E' semplicemente una questione di abitudine, e la spesa domenicale è una brutta abitudine (fatti salvi quei periodi come il mese di dicembre dove la necessità di maggiori aperture è molto più comprensibile).

    "La liberalizzazione comporta vantaggi enormi per i consumatori" - Riprendiamo un virgolettato da Il Tirreno del 4 gennaio 2012 di Vincenzo Donvito, presidente dell'Aduc, un'associazione di consumatori: "consumatori sono il 100% dei cittadini, che non possono che trarre vantaggi dalla liberalizzazione degli orari, in termini di costi al dettaglio e qualità, che sprigionerebbe i propri benefici non solo sulla gamma delle merci e sulle specializzazioni dei commercianti che le propongono, ma anche sulla vita urbana: negozi sempre aperti significa minori intasamenti, meno problemi di parcheggio, meno costi per i controlli".
    Effetti benefici su costi al dettaglio e qualità. Aprendo le domeniche? Ma perché? Gamma delle merci e specializzazioni dei commercianti. Aprendo 365 giorni all'anno? Ma per quale motivo? Meno intasamenti e problemi di parcheggio. Beh qui siamo alle comiche. Allora apriamo le poste anche la domenica, che nei giorni normali c'è troppe file e non si trova parcheggio... D'altronde se ho voglia di pagare una bolletta la domenica sarò pure libero di farlo! Ma per favore...

    CONTINUA...

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  5. Coord. USB Ipercoop Livornomartedì, 10 gennaio, 2012

    SEGUE DAL COMMENTO PRECEDENTE...

    "I turisti che arrivano hanno diritto di trovare sempre tutto aperto" - Turisti? Quali turisti? A parte gli scherzi, indubbiamente deve essere fatta una distinzione di periodi e di località. Il piccolo centro balneare che vive di turismo quattro mesi all'anno è comprensibile che consenta aperture libere 7 giorni su 7 in quel determinato periodo, ma nel nostro caso Livorno è una normalissima città. Portuale certo, ci sbarcano le navi, ma sempre città. Quanti croceristi arrivano la domenica? E di questi quanti rimangono a Livorno? E quelli che rimangono a Livorno sono abbastanza per legittimare l'apertura dei negozi ad esempio di tutta la via Grande? A quanto pare no, se i gestori fanno i loro calcoli e decidono di rimanere chiusi.

    "Ci sono già tante categorie che lavorano la domenica" - Certo, verissimo. Medici del pronto soccorso, vigili del fuoco, mezzi pubblici. Si chiamano "servizi essenziali", e spesso sono adeguatamente retribuiti per i loro turni disagiati. Ma fare shopping è un servizio essenziale da garantire 365 giorni all'anno? Su quale base di ragionamento? Perché se il confine fra servizio essenziale e non è assolutamente interpretabile e soggettivo allora si potrebbe esigere di avere sempre un idraulico o un elettricista a disposizione anche la domenica, o il medico di famiglia (che invece ci manda alla ricerca impossibile della guardia medica), oppure di avere un servizio di sportello all'Inps o in Comune anche nei giorni di festa. Ma non è così. Ed è normale che non lo sia, perché il riposo settimanale la domenica è un diritto sacrosanto di chi lavora.

    "Più giorni di aperture significa più occupazione per i lavoratori" - E' assolutamente falso. I piccoli negozi quasi mai hanno risorse per assumere nuovi dipendenti, mentre quelli grandi (ad esempio super e ipermercati) hanno organici talmente ampi che riescono a risolvere semplicemente "spalmando" i dipendenti che hanno anche sul lavoro domenicale e festivo. Se c'è aumento di occupazione, è ravvisabile sotto forma di straordinari o forme contrattuali ignobili tipo i "contratti week-end" (splendida invenzione che consente ai datori di assumere personale per uno o due giorni...) o i contratti a chiamata. Insomma, ricadute occupazionali non ce ne sono, o dove ci sono trattasi di forme di autentico sfruttamento della peggior specie.

    "I lavoratori del commercio avranno un altro giorno di riposo al posto della domenica, nonché le loro belle maggiorazioni salariali" - Sfidiamo chi pronuncia questa frase a provare anche solo per una settimana a fare il proprio riposo settimanale di martedì anziché la domenica (giorno in cui tutti i suoi affetti sono in festa), e poi di tornare a dirci che ne pensa... Per quanto riguarda le maggiorazioni salariali non ne parliamo neanche. I posti dove le maggiorazioni non ci sono neanche non si contano da quanti sono. E dove ci sono altro non è che un'elemosina che in busta paga fa appena il solletico. Il commercio è già di per sé un settore dove vige la legge della giungla e dove i diritti dei lavoratori spessissimo sono un miraggio, dove imperversa la precarietà più tremenda, dove la stabilità lavorativa è un miraggio. Di aggiungere disagio in questo settore non se ne sente affatto il bisogno.

    Insomma, l'invito è quello di riflettere attentamente su un argomento che può essere considerato lo specchio della società del consumo in cui viviamo. Una società che ci vorrebbe tutti asserviti alla logica delle spese folli, continue e inutili. Le domeniche e i festivi teniamoceli stretti, per restare umani.

    Per Senza Soste, Franco Lucenti

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  6. L'incontro su stabilizzazioni e aperture domenicali 2012 si terrà il giorno lunedì 16 gennaio a partire dalle ore 9:30

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  7. Coord USB Ipercoop Livornovenerdì, 13 gennaio, 2012

    USB, GIÙ LE MANI DALL’ACQUA PUBBLICA. 27 GENNAIO SCIOPERO GENERALE IN DIFESA DEI BENI COMUNI


    L’Unione Sindacale di Base chiama tutti i lavoratori e le lavoratrici, i pensionati, i disoccupati, i migranti, gli studenti, a scioperare e a scendere in piazza a Roma il prossimo 27 gennaio contro il governo Monti e le sue politiche di liberalizzazione a tutela del grande capitale bancario, finanziario ed economico.



    Fra le scelte dell’attuale esecutivo rientra il tentativo di cancellare il netto pronunciamento con cui il 95% dei cittadini italiani ha detto no alla privatizzazione dell’acqua e dei beni comuni attraverso il referendum del giugno scorso, cinicamente definito “un mezzo imbroglio” dal sottosegretario all’Economia Polillo.



    Tuttavia l’esito referendario non solo ha chiaramente respinto ogni ipotesi di gestione privata dell’acqua, ma ha anche ribadito che dall’acqua non si possa trarre profitto. La cosiddetta “liberalizzazione”, propugnata da Monti e dai suoi Ministri, va invece in senso nettamente contrario ed insulta peraltro l’intelligenza degli italiani riproponendo quella distinzione, già ampiamente smascherata prima del referendum, fra fonti “pubbliche” e distribuzione idrica ai privati.



    Gli italiani hanno già capito, alcuni direttamente sulla propria pelle, che i profitti sull’acqua si fanno nelle città e nelle campagne dove questa viene distribuita, dove i privati si possono arricchire con l’aumento continuo delle tariffe e la qualità dei servizi sempre più scarsa. Come già sanno che anche in altri settori, come l’energia, i trasporti, i servizi attualmente erogati dal pubblico, i vantaggi delle privatizzazioni saranno a senso unico e non certo per i cittadini/utenti.



    USB, che è stata parte costituente del comitato referendario “2 Sì all’acqua bene comune”, chiama dunque tutte e tutti allo sciopero generale e generalizzato, indetto insieme alle altre organizzazioni di base e conflittuali, in difesa della democrazia e della volontà popolare, contro le logiche di privatizzazione dei beni comuni, per contrapporsi con forza a questo governo e all'Europa delle banche e della finanza.

    USB Unione Sindacale di Base

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  8. Coord USB Ipercoop Livornovenerdì, 13 gennaio, 2012

    In arrivo liberalizzazioni, privatizzazioni, attacco ai contratti nazionali e all'art.18. Così Monti, Passera e la Fornero continuano a distruggere il welfare, i servizi pubblici ed il lavoro


    Il decreto sulle liberalizzazioni del governo Monti contiene misure che preparano la liquidazione di molti degli attuali servizi pubblici, compresa la privatizzazione del trasporto locale, degli altri servizi locali e dell'acqua, infischiandosene del voto di 27 milioni di italiani che si era espresso per il mantenimento dell'acqua pubblica.
    Ma c'è anche la soppressione dell'obbligo dell'applicazione del contratto nazionale di settore nelle ferrovie, preludio questo ad un attacco più chirurgico rispetto all'intero impianto della contrattazione e soprattutto ai contratti nazionali.
    E si parla anche di articolo 18 e quindi di libertà di licenziamento. In effetti qui l'attacco passa attraverso un sotterfugio: si introduce una frase, alla fine del 1° comma dello stesso art. 18, che allarga la platea di lavoratori ai quali non si applicheranno le tutele relative a quest'articolo dello Statuto dei Lavoratori; tutte quelle aziende cioè che procederanno a incorporazioni o che si fonderanno tra di loro potranno licenziare senza che sia prevista la tutela dell'art.18, se il numero dei lavoratori totale e derivante da tali unione non sarà superiore a 50.
    Un provvedimento che rappresenta un grimaldello per poi attaccare le condizioni di lavoro e lo stesso articolo 18 nell'ambito dei più ampi provvedimenti sul lavoro che sono in preparazione.

    A fronte di ciò Cgil, Cisl e Uil balbettano, si ricompattano al ribasso e chiedono un improponibile "patto sociale" che li riconosca attori di una nuova ed improbabile concertazione, invece di attaccare pesantemente il governo Monti.

    Tutto ciò avviene proprio mentre i sondaggi ci dicono che la fiducia in Monti, da un livello quasi plebiscitario è in discesa ed è ora a circa il 50%; che l'84% degli italiani non condivide la necessità di ridurre il peso dello stato nei servizi socio-sanitari, il 90% per quel che riguarda l'istruzione e in generale il 79% (nel 2001 era il 69%) non esprime propensione verso il privato. Lo stesso sondaggio ci dice che soltanto il 36,6% degli italiani si fida dell'Unione Europea, il 22,7% della Banca Centrale Europea e solo il 15,4% delle banche italiane.

    Insomma, sembra proprio che gli italiani non si fidino delle privatizzazioni, dell'Unione Europea, delle banche italiane e della BCE: tutto il contrario di ciò che il Presidente Napolitano, Monti e le forze politiche, sociali ed imprenditoriali che lo sostengono stanno cercando di far passare con provvedimenti urgenti finalizzati esclusivamente a preservare gli interessi delle imprese, delle banche italiane e straniere e della finanza internazionale.

    Con le privatizzazioni e le liberalizzazioni, con gli attacchi ai diritti e alle condizioni dei lavoratori, con i “patti sociali” finalizzati alla commistione tra gli interessi delle aziende e delle centrali sindacali non si esce dalla crisi, anzi si peggiora e si scava un fossato sempre più profondo tra chi governa e il popolo.

    USB e il sindacalismo di base invece hanno indetto lo SCIOPERO GENERALE per il 27 gennaio ed una grande manifestazione nazionale a Roma per la stessa giornata. Una scadenza che, ne siamo convinti, dimostrerà il forte dissenso che si sta aggregando contro Monti e non soltanto contro le singole misure del suo governo. Un'azione di lotta che si pone in contrasto anche con chi, a livello politico e sindacale, non si sta opponendo al massacro sociale che peserà essenzialmente sui lavoratori e sulle fasce di popolazione che già vivono una situazione di forte disagio. Uno sciopero non soltanto utile a dimostrare dissenso, ma indispensabile per iniziare a bloccare un processo che, se non ostacolato, ridurrà milioni di italiani in condizioni di vera e propria povertà.
    USB Unione Sindacale di Base

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  9. Diego Coordinamento Usbvenerdì, 20 gennaio, 2012

    Riporto questa analisi, condividendone i contenuti, di alcuni delegati Filcams-Cgil in Coop sul rinnovo del nostro Ccnl.


    In questi giorni è stata raggiunta un'intesa di massima sull’ipotesi d’accordo sul CCNL della Distribuzione Cooperativa tra Filcams Cgil, Fisascat Cisl, e Uiltucs Uil con le controparti.

    Si è deciso di sacrificare sull’altare dell’unità sindacale la difesa degli interessi dei lavoratori, questo accordo è infatti l’applicazione concreta della linea di Cisl e Uil sulla contrattazione su un contratto dove non sono rappresentativi. Non a caso, infatti, lo stesso adeguamento retributivo previsto è ricalcato nel solco dei parametri individuati dall’accordo separato del gennaio 2009, quello che allora la nostra organizzazione non firmò perché lo considerava giustamente “una vera e propria operazione di riduzione programmata dei salari”. Sono allineati i salari del ccnl coop a quelli del ccnl commercio che anche per questo motivo non era stato firmato.

    86 euro lordi per un tempo pieno non sono solo pochi in assoluto, ma rappresentano almeno due punti in meno dell’inflazione che ci farà perdere ancora molto del già misero potere d’acquisto del nostro stipendio.

    Inoltre le distanze dalla piattaforma a suo tempo votata (alla quasi unanimità) per il rinnovo contrattuale nel settembre 2010 sono addirittura abissali: ricordiamo che nella piattaforma si sosteneva che gli aumenti contrattuali dal 1° gennaio 2010 dovevano essere di 145 euro che comunque garantivano solo il potere d'acquisto e niente più visto il contesto. Gli emendamenti presentati dai lavoratori sui livelli e su altri argomenti, a quanto pare, sono stati ignorati.

    La grande novità del Ccnl 2011-14 è l’introduzione dell’aumento dell'orario di lavoro settimanale e la riduzione dei permessi per tutti i nuovi assunti (con qualsiasi contratto).

    Si tratta di qualcosa che dovrebbe far sobbalzare tutti i lavoratori che pensano che la crisi non la debbano pagare gli "ultimi".

    Più lavoro meno soldi per i giovani, a parità di lavoro si avrà un salario diverso, questo il prezzo pagato alle COOP.

    Ma il prezzo lo pagheranno a breve anche chi lavora già, questo accordo di fatto rende ancora più conveniente evitare la stabilizzazione dei tempi determinati o consolidare il supplementare ai part time. Meglio utilizzare precari sempre “nuovi assunti” che non maturano diritti e costano molto meno.

    Quindi occorrerà essere chiari con i lavoratori a tempo parziale: quando ci saranno i prossimi picchi lavorativi (Pasqua, Natale) difficilmente le Coop ci faranno fare le estensioni orarie...non converrà più; figuriamoci i passaggi da part-time a full-time.

    Rendere sempre meno costosi i nuovi assunti incentiverà le Coop a liberarsi degli “anziani”, occorrerà quindi essere chiari con i lavoratori a tempo pieno: quando verranno approvati i licenziamenti facili con indennizzo (il Governo Monti lo ha previsto chiaramente), la coop, come ogni altra impresa, farà due conti e deciderà in base a questo chi tenere e chi liquidare....occorrerà licenziare qualcuno per poter difendere gli altri posti di lavoro ci diranno.

    Ma tutti i peggioramenti previsti nel contratto nazionale non sono stati sufficienti ad accontentare le Coop. Si è previsto anche la possibilità di ricorrere alle deroghe al contratto nazionale attraverso accordi decentrati per poter modificare anche in peggio il contratto collettivo nazionale!

    Noi della Filcams abbiamo duramente criticato il contratto del Terziario proprio sulla possibilità di peggiorare i diritti dei lavoratori nei singoli territori ed ora la Filcams sottoscrive per la cooperazione ciò che ha contestato per la Grande Distribuzione.

    Se si mette in discussione il principio per cui ... (SEGUE NEL COMMENTO SUCCESSIVO)

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  10. Diego Coordinamento Usbvenerdì, 20 gennaio, 2012

    (SEGUE DAL COMMENTO PRECEDENTE)... il Contratto Nazionale è adattabile, a seconda dell'azienda, si mette in discussione l’essenza stessa del Contratto Nazionale e il suo valore generale. Si può aprire la corsa al ribasso tra coop, sui diritti dei lavoratori e con la scusa della crisi, senza nemmeno la consultazione degli addetti.

    Un capitolo a parte merita il trattamento che avranno i dipendenti delle piccole cooperative che poi tanto piccole non saranno più visto che sono estese anche nel numero sino a 300 addetti.

    E' falso dire che così se ne favorirà l'accorpamento, semmai se ne incentiverà l'esternalizzazione delle attività di quelle medie per ridurre i dipendenti e far rientrare i loro lavoratori nella categoria dei lavoratori tutti di serie B.

    A coloro che pensano che si sia sconfitta l’idea della COOP di applicare il contratto del Terziario rispondiamo che ormai le differenze sono così limitate che nella sostanza la distintività della cooperazione non esiste certo per il rispetto che ha nei confronti dei suoi dipendenti.

    Per tutte queste ragioni, ovunque ve ne sarà la possibilità, proponiamo di

    Votare NO

    nelle assemblee di consultazione che si terranno fra i lavoratori nel mese di gennaio. Chiediamo alle direzioni nazionali delle Organizzazioni Sindacali, in primo luogo a quella della Filcams CGIL, di cambiare rotta, riaprendo la trattativa per chiedere e rivendicare:

    Un vero contratto nazionale inderogabile

    Un contratto della solidarietà contro le divisioni dei diritti tra vecchi e nuovi assunti

    Un contratto che restituisca potere d’acquisto ai nostri salari.

    Un contratto che dia dignità al nostro lavoro

    Spartaco Martinelli rsa Filcams CGIL ipercoop (Roma), Cristina Forgia rsa Filcams CGIL ipercoop (Cuneo), Simona Leri rsu Filcams Cgil (Modena), Enzo Robustelli rsa/rls coop Filcams CGIL (Roma), Cristina Ronco Filcams Cgil (Novara), Claudio Po' rsu coop Filcams CGIL (Modena), Barbara Colombari rsu Filcams Cgil (Genova), Savina Ragno rsu coop Filcams CGIL (Bologna).

    Contatti e adesioni: noccnlcoop2012@hotmail.it

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  11. Condivisibile la critica, aggiungerei l'attacco mascherato al diritto di malattia, ma la domanda nasce spontanea... Perchè questi delegati filcams continuano a dare forza ad un'organizzazione sindacale che firma la resa dei lavoratori del settore? Come possono accettare, questi delegati nominati, l'assenza di una rappresentanza democratica? Siamo stufi di "scrutatori non votanti", che ogniuno tragga le sue conclusioni ed abbia il CORAGGIO di scegliere senza restare critico dall'alto dei miseri privilegi di cui gode un delegato sindacale nominato dai firmatari di contratto.

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  12. Coordinamento USB Ipermartedì, 24 gennaio, 2012

    Dalla Fornero altre mazzate ai lavoratori. Fermiamo il nuovo massacro sociale!

    24/01/2012

    Che la riforma del mercato del lavoro si sarebbe ben presto palesata per quello che a gran voce richiedono Confindustria e tutte le imprese, la Banca Centrale Europea e i mercati, lo avevamo già detto e scritto ed anche per contrastarla abbiamo proclamato lo sciopero generale del 27 Gennaio prossimo.

    Ma questo Governo sta andando veramente oltre ogni minima decenza; altro che tecnico!

    Che Monti stia dalla parte dei più forti lo dimostrano oltre che le manovre finanziarie, anche gli imbrogli che ad ogni piè sospinto vengono fuori: nel decreto CRESCITALIA varato venerdì scorso , tanto per dirne una, salta il blocco salariale per i dirigenti pubblici, quelli che già guadagnano centinaia di migliaia di euro ma resta il blocco dei contratti per tutti gli altri – cgil cisl uil non hanno niente da dire al riguardo? - mentre in Parlamento viene votato un ulteriore regalo agli evasori: nel decreto mille proroghe infatti troviamo uno sconto fiscale enorme, da 70 al 90% della somma evasa senza multe o penali!

    Tornando allo schema di riforma degli ammortizzatori sociali scopriamo che questo si concretizza nella cancellazione delle attuali forme di cassa integrazione -ordinaria straordinaria in deroga - e di mobilità che verrebbero sostituite da un’unica tipologia: la cassa integrazione ordinaria della durata di 52 settimane, un solo anno, anche in caso di chiusura dell’azienda! Ma poi? La nostra ineffabile Ministra tecnica pensa al rafforzamento dell’indennità di disoccupazione o al massimo ad un’ indennità risarcitoria.

    Ma come? Aveva parlato di flexsecurity, di reddito minimo, aveva assicurato che nessuno, in caso di perdita del posto di lavoro, sarebbe rimasto solo per strada, ma ora scopre che questa riforma ‘richiede soldi ora non disponibili’ per cui se pure passasse non sarebbe esigibile.

    Le previsioni parlano per quest’anno di oltre 300.000 disoccupati in più senza contare tutti quei lavoratori che già si trovano in CIG o mobilità. Che fine faranno dopo 12 mesi?

    Anche rispetto al tanto declamato diritto dei giovani ad un lavoro regolarmente pagato, all’abolizione delle svariate forme (48) di contratti precari ed atipici, in nome dei quali si è preteso di riformare le pensioni, oggi la Fornero ci annuncia che al massimo possono essere resi più cari ma non aboliti, mentre la stabilizzazione verrebbe incentivata tramite la defiscalizzazione degli oneri contributivi.

    E ancora non basta: il terzo capitolo della riforma riguarda il contratto calibrato sul ciclo di vita, che non si capisce bene cosa significhi realmente ma si sa che ai tre anni di contratto d’ingresso, in cui si può essere licenziati senza dover fornire alcuna motivazione, seguirebbe un contratto che evolve con l’età, quindi non un contratto a tempo indeterminato con regole uguali per tutti.

    Scompare definitivamente il contratto nazionale e con esso il principio ... (SEGUE NEL COMMENTO SUCCESSIVO)

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  13. Coordinamento USB Ipermartedì, 24 gennaio, 2012

    (SEGEU DAL COMMENTO PRECEDENTE) ... giuridico della parità di trattamento in presenza di uguale prestazione lavorativa!

    Dulcis in fundo, retroscena ci avvertono che, per evitare trabocchetti parlamentari Monti pensa a risolvere il tutto con una legge delega da varare entro marzo in modo da rendere il tutto applicabile entro l’estate.

    I poteri forti economici e finanziari debbono aver ben pressato la nostra ministra che è arrivata a proclamare che ‘sui licenziamenti sarò radicale’ ma quello che è più paradossale è che di fronte a queste proposte CGIL CISL UIL balbettino, guardandosi bene dal lasciare il tavolo ministeriale e coinvolgere i lavoratori in una protesta forte e decisa.

    C’è invece un gran bisogno di reagire in modo adeguato e per farlo è necessario mettere in campo la massima mobilitazione possibile in tutti i posti di lavoro, a cominciare dallo sciopero generale del 27 gennaio.

    Dobbiamo scendere tutti in piazza e far sentire la nostra voce, il nostro dissenso, la nostra rabbia. Le adesioni allo sciopero che stanno arrivando, prime fra tutte anche quelle di esponenti Fiom e di partiti e movimenti, compreso il Forum per l’Acqua Pubblica, ci mostrano che la nostra protesta è non solo giusta ma necessaria.

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