L’arrampicata sugli
specchi di Unicoop Tirreno
Unicoop Tirreno
risponde (negando l’evidenza) all’articolo
del Fatto Quotidiano:
la nostra controreplica
Roma – martedì, 18 marzo 2014
Colpita al
cuore dall’articolo pubblicato sul Fatto Quotidiano di domenica 16/03/2014,
l’Unicoop Tirreno risponde. Come organizzazione sindacale che da anni lotta
contro i problemi emersi nell’articolo in questione - e come secondo sindacato
in azienda - ci sentiamo in dovere di fare alcune precisazioni.
***
Unicoop
Tirreno dice: Sulle
specifiche vicende che riguardano la sig.ra Catia Bottoni e le signore Molinaro
e Di Maio abbiamo più volte provato ad argomentare l’accaduto, ma dobbiamo
prendere atto che il merito non interessa.
La loro
argomentazione è quella che, per le dipendenti in questione, non avevano altri
posti oltre a quelli proposti a centinaia di chilometri da casa, strappando
queste donne alle loro famiglie. La realtà invece è che si tratta di vere e
proprie punizioni nei confronti di persone che si erano rivolte ai Tribunali
per far valere i propri diritti. Unicoop Tirreno è infatti un’azienda da
6mila dipendenti, e tutti sanno che il posto per 3 (tre) persone vicino
a casa (o comunque non a 400 chilometri di distanza!) c’era eccome. Questi 3
casi comunque sono soltanto la punta di un iceberg fatto di precarietà diffusa
sacrificata sull'altare di una cieca "produttività".
Unicoop
Tirreno afferma: sono
mesi ormai che una cooperativa con circa 6.000 dipendenti e il 98% dei
contratti di lavoro a tempo indeterminato viene citata come esempio del peggior
padronato
Il 98% dei
contratti di lavoro a tempo indeterminato (dato comunque tutto da verificare,
perché ovviamente dipende dai periodi dell’anno), è stato raggiunto in
due modi:
1- Proprio
licenziando (come da noi denunciato) i precari che da anni lavoravano in
azienda con continui susseguirsi selvaggi di contratti a termine
2-
Trasformando gran parte degli ex precari storici in precari a vita, con forme
contrattuali che prevedono l’impiego al lavoro per solo 5-6 mesi all’anno
Confermiamo
quindi che un’azienda che spedisce per punizione lavoratrici a centinaia di
chilometri da casa, e licenzia decine e decine di precari senza motivo dopo
averli sfruttati per anni e anni, è a tutti gli effetti un esempio del
peggior padronato.
Unicoop
Tirreno scrive: La
nostra cooperativa ha un ufficio stampa e relazioni esterne che il suo giornale
non ha mai interpellato.
Bene, fa
piacere sapere che Unicoop Tirreno sia un’azienda così aperta al dialogo con i
giornalisti. Ben diverso è il suo comportamento rispetto ad
un’organizzazione sindacale che rappresenta centinaia di dipendenti, seconda in
azienda per numero di iscritti. L’USB è infatti da anni oggetto di una vera
e propria discriminazione sindacale inaccettabile. Con noi non parlano, non
ci rispondono al telefono, ignorano le nostre mail, cestinano i nostri fax,
sorvolano sulle nostre richieste di incontro. Un’azienda seria, corretta e
rispettosa, parla anche con l’ultimo dei lavoratori se questo lo chiede,
Unicoop Tirreno invece non parla con una organizzazione che di lavoratori ne
rappresenta centinaia. La motivazione che danno? “Non siete firmatari del
Ccnl”. Una scusa assurda, visto che sono centinaia i casi in Italia di
sindacati non firmatari di Ccnl che sono però ammessi ai tavoli aziendali e che
talvolta firmano regolarmente anche accordi e contratti integrativi (il
caso di Usb all’Ilva è solo uno dei tanti).
Unicoop
Tirreno dice: I
reparti confino non esistono
Beh, non ci
aspettavamo certo che Unicoop Tirreno lo ammettesse, ma la realtà è che gli
spostamenti di negozio nei confronti di lavoratori “scomodi” esistono e sono
sotto gli occhi di tutti. Prova ne è il recente trasferimento ai danni di
un nostro delegato Usb dal negozio di Civita Castellana (Viterbo).
Trasferimento per il quale stiamo anche valutando un ricorso in Tribunale per
condotta antisindacale.
Unicoop
Tirreno sostiene: la
violenza durante lo svolgimento delle assemblee soci è pura fantasia
Attenzione:
su questo episodio abbiamo prove, testimoni, racconti. Invitiamo Unicoop
Tirreno ad andarci piano con parole di quel tenore (“pura fantasia”) riferite
ad un episodio grave (realmente accaduto e comprovato da testimoni) come una
violenza fisica ai danni di un nostro dirigente sindacale da parte di un altro
dipendente “filoaziendale”.
Unicoop
Tirreno afferma: i fatti
riferiti alla realtà livornese sono completamente fuorvianti e non veritieri,
la precettazione dei dipendenti nel corso di uno sciopero è stata negata dal
giudice a fronte di un ricorso presentato da USB.
Questa cosa
Unicoop Tirreno dovrebbe andare a dirla ai lavoratori il cui nome era presente
in quelle liste di lavoratori “comandati” nel giorno dello sciopero, provando a
dirgli che non fu una precettazione. E anche per quanto riguarda la sentenza
negativa del giudice, in realtà il fatto non è stato assolutamente negato,
visto che (citiamo direttamente da tale sentenza) si parla di “lista di
lavoratori impropriamente definiti comandati”. Quindi quella lista di
lavoratori che non potevano scioperare c’era eccome (infatti è agli atti del
processo e l’azienda non l’ha mai negata), nonostante, come confermato dal
giudice nella stessa sentenza, nel commercio non sia possibile alcuna
precettazione. E una ammissione di una sostanziale precettazione si trova
anche in un altro punto della sentenza: “ciò che è emerso è una prassi
sindacale [con Cgil-Cisl-Uil ndr] che ha consentito sino ad oggi alla parte
datoriale di fare ricorso al cosiddetto crumiraggio diretto e di limitare,
in via preventiva, i danni conseguenti allo sciopero dei lavoratori”. Alla
faccia della cooperativa. Quella sentenza comunque fu da noi dettagliatamente
analizzata punto per punto l’anno scorso in un nostro comunicato, e la
questione non è ancora conclusa visto che il prossimo 10 aprile ci sarà
un’altra udienza.
Unicoop
Tirreno dice: tutto
ci pare costruito per dare un’immagine negativa delle cooperative di consumo.
E quale
interesse ne avremmo? Noi semmai auspichiamo il contrario, ossia che le
condizioni di lavoro nella cooperazione rispondano a quei valori che la stessa
promuove. In altre parole, non ce l’abbiamo con la cooperazione, ma invece
critichiamo quei dirigenti che ne stanno rovinando l’immagine e il nome
compromettendo le condizioni di lavoro di migliaia di lavoratrici e lavoratori.
Usb Commercio
Come delegato Rsu Usb Ipercoop Livorno mando un grido di incoraggiamento e un abbraccio ai nostri colleghi degli Ipercoop del Lazio che domani saranno in sciopero contro gli esuberi dichiarati da Unicoop Tirreno. Forza colleghi, difendiamo il nostro futuro e la nostra dignità di lavoratori e lavoratrici! Siamo al vostro fianco!
RispondiEliminaPer quanto riguarda la situazione livornese, siamo usciti circa un'ora fa dall'incontro con l'azienda. Nelle prossime ore seguiranno comunicazioni.