Siamo dunque
arrivati a pochi giorni dal 25 Aprile e Unicoop Tirreno ha totalmente ignorato
la nostra richiesta di revocare la decisione di aprire per la prima volta i
negozi a Livorno in questa data importantissima. La nostra sarà quindi l'unica tra tutte le grandi cooperative
del sistema Coop Italia che, nel 70esimo anniversario della Liberazione,
sacrificherà la storia (del nostro paese e della Coop stessa che proprio in
questo 2015 compie 70 anni e che senza la Resistenza e la Liberazione
probabilmente non sarebbe neanche esistita) in nome del suo profitto (i dirigenti
lo chiamano "servizio alla clientela", ma sappiamo che la parola
giusta è "guadagno"), che risulta squallido se confrontato all'immenso
significato che racchiude questa giornata.
Noi, come
lavoratori Coop di Livorno, crediamo che il rispetto di date come il 25 Aprile
faccia parte di un insieme di valori che una società dovrebbe rispettare
sempre, per non perdere la memoria della storia d'Italia e per mantenere
vivo l'orgoglio e il nome di chi 70 anni fa combatté per liberare il nostro
paese dal nazifascismo.
La società
che è chiamata a rispettare questo sistema di valori, è composta anche dalla
Grande Distribuzione Organizzata, che cambia le nostre abitudini di vita,
orienta le nostre scelte di consumo, caratterizza il vivere di una comunità. A
maggior ragione il sistema della cooperazione di consumo, che ha sempre
fatto un vanto dei propri valori ma che in questo caso dimostra una arroganza
che travolge ogni principio secondo una logica esclusivamente padronale e di
ricerca del profitto, e una ipocrisia senza fine se pensiamo alle
campagne mediatiche della Coop degli anni scorsi con il titolo "Chiusi per
scelta" per il 25 Aprile.
Questa del
25 Aprile, inoltre, è solo l'ultima di una serie di date festive in cui i
lavoratori potevano in passato godersi il riposo mentre adesso sono chiamati a
lavorare. Di questo passo arriveremo tra non molto a vederci chiedere anche
altre date sensibili, secondo una logica in cui le vite di noi dipendenti
non contano e devono essere sempre al servizio del ciclo continuo delle
merci che vendiamo e a disposizione del consumo senza regole e senza limiti.
Va anche
detto però che si tratta di date festive che sono contrattualmente già pagate a
prescindere, quindi il lavoratore può tranquillamente opporsi senza
rischiare niente. La ricerca della monetizzazione di una singola giornata
come il 25 Aprile, oltre a non cambiare di certo la vita del lavoratore dal
punto di vista economico, comporta una legittimazione all'azienda a chiederci
sempre di più. Lamentarsi poi in futuro potrebbe essere tardivo, quindi ribadiamo
il nostro invito già ripetuto ai colleghi mille volte nelle ultime settimane a
rifiutarsi di lavorare in questa data.
Sabato
mattina dalle 8.00 (ora di apertura del negozio) saremo nel piazzale antistante
il negozio Coop di via Settembrini a Livorno per un presidio di protesta contro
questa decisione dell'azienda. Invitiamo i colleghi e tutta la cittadinanza
livornese antifascista e sensibile a questi importanti temi a partecipare al
presidio insieme a noi.
Coordinamento Usb Unicoop Tirreno Livorno - 23 aprile 2015
Coordinamento Usb Unicoop Tirreno Livorno - 23 aprile 2015
E se anziché aprile fosse stato il 25 dicembre? Negozi aperti, la Chiesa si indigna, tutti si arrabbiano perché "a Natale no, accidenti!". E perché allora il 25 Aprile sì? Sta quasi tutta qui la riflessione che siamo chiamati a fare. L'uomo saggio è quello che si interroga su tutto, anche su cose banali come un normale calendario che prevede un numero limitato di festività annue. In quei giorni nelle strade c'è meno gente, l'aria è diversa, magica. Un'aria di festa, appunto. Ma se oggi al lavoratore della Coop dicono che non si deve lamentare perché già tanti altri lavorano (confondendo magari un ospedale che salva vite umane con un supermercato che vende scatolette), chi ci dice che in futuro ad altri lavoratori non chiederanno di lavorare perché "quelli della Coop lavorano"? E poi ad altri, e poi ad altri ancora, fino a lavorare tutti, sempre. E allora tutti i giorni saranno identici gli uni agli altri. Strade sempre affollate, solita aria sempre uguale, giorni grigi che si susseguono in sequenza costante, e il 25 dicembre tutti in ufficio. Sembra uno scenario apocalittico, ma forse non troppo irreale. La gente (purtroppo) si abitua a tutto, anche a pagare un bollettino alle poste il giorno di Natale. Ecco perché è la grande distribuzione che abitua alla spesa 365 giorni l'anno e non viceversa la clientela che ha bisogno di farlo.
RispondiEliminaTutto questo per dire che ci sono momenti in cui qualcuno deve provare a porre un argine a una deriva sbagliata. Il nostro momento era stamani, e quel qualcuno eravamo noi. Non abbiamo le forze purtroppo per protestare in occasione di ogni festività in cui siamo chiamati a lavorare, ma in determinati momenti-chiave (quello di oggi lo era per varie ragioni che abbiamo già spiegato) ti devi attivare. Abbiamo fatto questa protesta semplicemente perché andava fatta. Ed è andata bene. Diciamocelo che è andata bene. Perché se perdiamo tempo a guardare il brutto (il parcheggio della Coop pieno di macchine di clienti), rischiamo di perderci il bello (le migliaia di condivisioni e apprezzamenti da tutta Italia alle ragioni della nostra protesta).
Questa protesta andava fatta perché, in quel banale calendario, le festività hanno il compito di farci prendere fiato dalla apnea quotidiana del lavoro e dalla centrifuga del consumo. Hanno il compito, insomma, di ridare spazio alla dimensione umana per non farci sentire solo delle macchine da produci-consuma-crepa. Ma non solo.
Una nota trasmissione televisiva è andata pochi giorni fa ad intervistare dei giovani e ha scoperto che in tanti non conoscono il significato del 25 Aprile. Un vuoto culturale enorme di fronte al quale c'è da chiedersi cosa possiamo fare per rimediare. Bene, nel nostro piccolo abbiamo ritenuto di contribuire alla memoria di questa data in maniera attiva, da lavoratori pensanti e non sudditi. Ne siamo orgogliosi. Un grazie dal cuore a chi (fisicamente o a distanza) oggi ci ha sostenuto.
Lo scrittore cileno Luis Sepulveda afferma che «un popolo senza memoria è un popolo senza futuro» ecco perché è fondamentale, anzi VITALE, rimediare a questo enorme vuoto culturale. La manifestazione del 25 Aprile davanti alla Coop di via Settembrini è andata bene anche solo per aver fornito un’occasione in più per spiegare ai più piccoli (il futuro appunto) l’importanza di una GIORNATA senza l’esistenza della quale oggi non avremmo la possibilità di pensare, scrivere, esprimerci…… in una parola di VIVERE LIBERAMENTE. Credo quindi sia giustissimo esserne orgogliosi!!!! Condivido a pieno l’idea che qualcuno deve provare sempre a porre un argine ad una deriva sbagliata, lo hanno fatto i Partigiani per noi ed è nostro dovere proseguire sulla linea da loro tracciata, la linea democratica ed ANTIFASCISTA. Grazie, Alessia
RispondiEliminaGrazie a te Alessia di queste tue belle parole.
RispondiElimina